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Il giallo / Civitella di Romagna

Agricoltore decapitato, indagini non stop: nelle mani dei detective anche una pistola per abbattere i buoi

Nel puzzle mancano ancora molte tessere per arrivare ad avere un quadro definito

Nelle mani dei Carabinieri della Compagnia di Meldola e del Nucleo Investigativo che indagano sulla morte di Franco Severi, l'agricoltore ritrovato decapitato nella boscaglia vicino a casa sua a Ca' Seggio di Civitella, la sera dello scorso 22 giugno, ci sarebbe una pistola per abbattere i buoi. L'indiscrezione è a firma del "Corriere Romagna", ripresa anche dal Tgr dell'Emilia Romagna. Gli inquirenti sono al lavoro per chiarire se possa esser l'arma utilizzata per uccidere il 53enne. La pistola, utilizzata per la macellazione dei buoi, è stata trovata in via Maglianella, sotto un ponte stradale, nascosta dalla vegetazione a circa sei metri dalla strada. 

L'arma, in buono stato, sarebbe stata recuperata una decina di giorni fa in un'area che si trova a 20 chilometri dal casolare di Franco Severi, ma nei pressi di un capannone del fratello Daniele, da venerdì in carcere con l'accusa di omicidio volontario, con l'aggravante della premeditazione, oltre che per il reato di occultamento di cadavere (l'accusa può essere mossa anche quando manca una sola parte anatomica, come appunto la testa). La custodia in carcere è quanto ha deciso il gip del Tribunale di Forlì Giorgio De Giorgi convalidando il fermo di indiziato di delitto. Gli avvocati della difesa Massimiliano Pompignoli e Maria Antonietta Corsetti hanno già annunciato ricorso al Tribunale del Riesame contro la misura cautelare.

Agricoltore decapitato, fermato il fratello: l'uscita dalla caserma dei Carabinieri

Le tracce di sangue sono l'indizio principale. I carabinieri del Ris hanno confermato la presenza di una piccola traccia del sangue della vittima (di tre millimetri), il fratello Franco di dieci anni più giovane, sulle scarpe di Daniele, sequestrate durante la perquisizione della sua casa a Meldola. Nella versione della difesa, tuttavia, quel sangue non è databile, per cui potrebbe essere anche una vecchia macchia, sebbene il proprietario dell'indumento ha detto di non sapere, né ricordare quando il sangue del fratello possa essere sgocciolato sulla sue scarpe, forse un vecchio litigio, dato che - come documenta anche un video - tensioni c'erano state anche l'ultima volta che si erano visti.

La difesa fa valere inoltre poi il fatto che nella macchina, una Fiat Panda, di Daniele Severi, non ci sia alcuna traccia ematica riferita al fratello. La Procura, però, rileva che l'auto è stata recentemente lavata. Infine c'è un'altra traccia di sangue: un guanto sporco del sangue di Franco nel vano motore della stessa Panda. Una seconda traccia ematica sospetta specialmente perché trovata nella macchina. Anche in questo caso la difesa obietta che non ci sono elementi per sostenere che quel guanto sia stato indossato da Daniele, in quanto gli stessi Ris dei Carabinieri non hanno trovato il Dna del fratello accusato dell'omicidio. 

Nel puzzle mancano ancora molte tessere per arrivare ad avere un quadro definito. Per questo gli inquirenti procedono a ritmo serrato nella raccolta di informazioni. Martedì sono stati sentiti in particolare i fratelli di Franco e Daniele: uno dopo l'altro sono sfilati davanti ai carabinieri per fornire dettagli e informazioni, con interrogatori durati tutta la mattina. Da definire, anzitutto, il rapporto tempestoso tra i due fratelli. Dagli atti di indagine è emerso anche un video di alcuni mesi fa di Franco in cui diceva a Daniele di smettere di minacciarlo. A produrlo è stata una delle sorelle. Nel frattempo, della testa, ancora nessuna traccia. La decapitazione potrebbe essere avvenuta post mortem per nascondere probabilmente la prova dell'omicidio. 

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