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Cronaca

Riforma dei piccoli Comuni, avanti tutta in Regione

La regione vuole la riorganizzazione i territori in "ambiti ottimali" per la gestione associata delle funzioni da parte delle amministrazioni comunali, di fatto superando i Comuni

Avanti con la riforma dei Comuni. Procede in commissione l’iter di approvazione del progetto di legge della Giunta regionale sul riordino territoriale dell’Emilia-Romagna che prevede la riorganizzazione dei territori in “ambiti ottimali” per la gestione associata delle funzioni da parte delle amministrazioni comunali, la definitiva soppressione delle Comunità montane e incentivi per le Unioni dei Comuni: il tutto in un’ottica di semplificazione e complessiva riorganizzazione dell’intero sistema regionale e locale.

Dopo una affollata udienza conoscitiva svoltasi nella mattinata con una ventina di interventi orali e molti contributi scritti, nel pomeriggio la commissione Bilancio affari generali e istituzionali, presieduta da Marco Lombardi, è tornata a riunirsi per una prima discussione generale sul testo che dovrà approdare in Aula la prossima settimana.

L'INCOGNITA "PROVINCE"

Grande assente, più volte evocato tanto in udienza conoscitiva quanto nella successiva discussione in commissione, la legge nazionale di conversione del decreto 188 sul riordino delle Province. Per alcuni degli intervenuti un motivo sufficiente per rimanere fermi in attesa di chiarimenti, per altri una ragione in più per andare avanti e mettere dei punti fermi a livello regionale. Di quest’ultimo avviso la vicepresidente della Giunta regionale, Simonetta Saliera, che ha ribadito come il testo proposto “eviti il caos” prevedendo che le Province dal 1^ gennaio 2013 continuino ad esercitare le attuali funzioni delegate dalla Regione, per le quali sono già state messe a bilancio le relative risorse.

Visti i tempi stretti, mercoledì prossimo la commissione si riunirà nuovamente per esaminare i 32 articoli del testo, dal titolo "Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione e sicurezza" e gli emendamenti presentati in mattinata da alcuni degli intervenuti in udienza conoscitiva. Molte delle proposte emendative riguardano uno dei punti centrali della nuova norma, ossia la definizione degli ambiti territoriali ottimali, quella frazione di territorio in cui sarà suddivisa tutta la regione, all’interno della quale i Comuni dovranno esercitare le funzioni in forma associata, meglio – dice la legge –le unioni di comuni, che vengono pertanto incentivate con meccanismi premiali.

Con questa legge- ha detto Saliera - "non definiamo nulla di precostituito rispetto ad una riforma nazionale che ci auguriamo arrivi al più presto, ma ci diamo gli strumenti per ragionarci in modo più approfondito. Alla luce di quanto avvenuto in questi giorni, sono ancora più convinta dell’esigenza di questa legge”. Nessuna forzatura quindi, a suo avviso, ma solo una indicazione di un percorso da seguire che si riallaccia a quello già intrapreso dalla Regione sulla semplificazione e l’efficacia di governo sulle diverse deleghe, per definire quale dovrà essere il luogo più adatto per l’esercizio delle funzioni.

IL PROGETTO DI LEGGE.
Composto di 32 articoli, prevede una complessa disciplina di riordino delle funzioni tendente al rafforzamento dell'associazionismo tra Comuni, alla regolamentazione delle gestioni associate obbligatorie nonché al superamento delle Comunità montane. Perno della riforma, come da norma statale, la definizione in tutta la regione di aree definite “ambiti territoriali ottimali”, all’interno dei quali rientreranno tutti i Comuni (ad esclusione dei capoluoghi di provincia, a meno che non ne facciano richiesta) che costituiranno i confini di riferimento per la obbligatoria gestione associata di una serie di funzioni. Con la proposta di legge è infatti esteso anche ai Comuni cosiddetti “sopra soglia” l'obbligo di gestione associata di alcune funzioni fondamentali che la norma statale prescrive solo per i Comuni fino a 5 mila abitanti (o fino ai 3 mila in quelli montani). Prevista inoltre la gestione associata obbligatoria di tutte le funzioni ex provinciali che saranno conferite ai Comuni stessi all’esito del processo di riordino del livello provinciale, fatta salva diversa espressa disposizione legislativa.

Per l’elaborazione delle proposte legislative, organizzative e finanziarie necessarie ad assicurare l’attuazione della complessiva riorganizzazione delle funzioni amministrative sul territorio e la continuità dell’azione amministrativa del sistema regionale e locale viene istituito un Gruppo di lavoro a carattere interdisciplinare, quale organo di consulenza tecnico-scientifica.

In base alla proposta di legge, i Comuni inclusi nell’ambito ottimale possono aggregarsi secondo le stesse forme associative già individuate dal legislatore statale, ossia ricorrendo al modello dell’Unione di Comuni o a quello delle convenzioni. All’interno di ciascun ambito potrà esservi soltanto una Unione di Comuni, con adeguate dimensioni demografiche (almeno 10mila abitanti oppure di 8mila nel caso di Unioni di Comuni montani). È pertanto previsto il superamento della pluralità di Unioni ove preesistenti. Tra le altre novità, anche la trasformazione di diritto delle attuali Comunità montane in Unioni dei comuni montani.

Il nuovo Programma di riordino territoriale (Prt) diventerà operativo entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge (acquisite le proposte dei Comuni) e avrà durata triennale. L’avvio delle gestioni associate, comprese quelle obbligatorie, dovrà avvenire entro il primo gennaio 2014.

Un aspetto importante della legge riguarda il regime di incentivazioni previste dalla Regione per favorire il processo di riorganizzazione tramite Unioni coerenti con le norme della legge, e prioritariamente quelle coincidenti con gli ambiti territoriali ottimali. Non è invece prevista alcuna forma di incentivazione delle mere convenzioni e delle associazioni intercomunali. “Questa scelta - si legge nella relazione al progetto di legge - nasce dalla convinzione che soprattutto attraverso il modello dell’unione si possano conseguire integrazioni tali da assicurare effettivi risparmi di spesa (anche con riferimento alle spese di personale) nonché economie di scala, assicurando il perseguimento degli obiettivi posti dalla Spending review e, soprattutto, il potenziamento della capacità di effettivo governo del territorio”. La disciplina più puntuale delle incentivazioni viene rimandata al Programma di riordino territoriale.

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