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Cronaca

Spostamento collezione Verzocchi, Bertaccini: "Condannerebbe all'oblio le altre opere di Palazzo Romagnoli"

L'opinione dell'ex assessore: "Lo spostamento della collezione da Palazzo Romagnoli a Palazzo Albertini con l'obiettivo di rendere più attrattiva Piazza Saffi creerebbe un problema maggiore di quello che vorrebbe risolvere"

Si continua a discutere a Forlì dello spostamento della Collezione Verzocchi dalla sede attuale di Palazzo Romagnoli alla sede ancora in corso di ristrutturazione di Palazzo Albertini. Sulla vicenda interviene anche l'ex assessore Neo Bertaccini, scondo cui lo spostamento della collezione "con l'obiettivo di rendere più attrattiva Piazza Saffi - creerebee - un problema maggiore di quello che vorrebbe risolvere. Condannerebbe, infatti, all'oblio tutte le altre opere presenti nel Palazzo, i quadri di Morandi, le belle sale dello straordinario scultore Wildt e il 900 forlivese e romagnolo rappresentato da Maceo, Marchini e Mandolesi, solo per citarne alcuni".

"Ritengo, inoltre, che, piuttosto che implementare la raccolta, sarebbe più opportuno pensare, dopo quasi 80 anni, ad un aggiornamento sulle forme che il lavoro ha assunto negli ultimi tempi, pensando ad un'operazione analoga a quella di Giuseppe Verzocchi. Ci sono imprenditori amanti della propria città, che potrebbero impegnarsi in tal senso - afferma Bertaccini - Per quanto riguarda poi la scelta del presidente della giuria del premio Verzocchi ritengo che il bando poteva forse essere meglio formulato e più pubblicizzato cosi da consentire una maggiore platea di candidature, tenuto conto della presenza sul territorio di figure preparate ed atte a ricoprire il ruolo richiesto".

In occasione della festa del Primo Maggio, l'ex assessore approfondisce anche il tema del lavoro all'interno della collezione Verzocchi, "declinato con efficacia ed è figlio del suo tempo, cioè gli anni 50 del secolo scorso, agli inizi della ricostruzione postbellica dove quindi è prevalente l'attenzione al mondo delle costruzioni simbolicamente e stupendamente rappresentato dall'“architrave” di Massimo Campigli e dai “costruttori di Carlo Carrà. Naturalmente ampio spazio è dedicato ai lavori legati all'agricoltura, vedi lo splendido “zappatore” di Giuseppe Migneco piegato sulla terra quasi a fondersi con essa e il potente “picconatore” di Renato Guttuso nell'atto di sfidare la durezza della terra e ancora “i vangatori” di Ugo Bernasconi e di Fausto Pirandello".

Ampio spazio nella collezione anche "alla nascente industria", ricorda Bertaccini, con opere di Emilio Vedova, Fortunato Depero. Nella verzocchi ci sono poi "due quadri di infinita tenerezza: La mondina di Bruno Saetti dove una madre, pur impegnata nel duro lavoro, non tralascia la cura del figlioletto, che accarezza con un abbraccio protettivo; e “l'impiegato” di Amerigo Bartoli Nato in guerra, dove è rappresentata in modo magistrale l'atmosfera del grigio ambiente lavorativo e del tenace lavoro solitario. Il quadro, però, che a mio avviso è l'emblema e il cuore del tema della collezione è “Mani, oggetti, testa...” di Felice Casorati. Qui sono richiamate le fonti generatrici del lavoro".

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