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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

All'ex Eridania c'è la gloriosa storia dello zucchero in Romagna: tre antichi zuccherifici a confronto

Settembre 1972: nello zuccherificio di Forlì ferve l’ultima campagna della sua lunga storia produttiva. La via Gorizia accoglie le solite file di autotreni, parcheggiati

L'ultimo atto del grande zuccherificio di Forlì

Settembre 1972: nello zuccherificio di Forlì ferve l’ultima campagna della sua lunga storia produttiva. La via Gorizia accoglie le solite file di autotreni, parcheggiati sul lato destro destro della carreggiata in attesa di rilasciare il carico di barbabietole. Quei camion sono difficili da digerire per i residenti, a causa dei gas di scarico di motori diesel non certo poveri di particolato, per non parlare del rumore assordante di mezzi che si muovono a singhiozzo giorno e notte, mano a mano che arriva l’ordine di avanzare verso la fabbrica. Quell’estate, come si legge nei quotidiani del tempo, il malcontento non assume però i toni degli anni passati: già da alcuni mesi un po’ tutti in città sanno che quello potrebbe essere l’ultimo atto di un’avventura iniziata nel 1900.  L’evento non è certo motivo di soddisfazione: in Emilia Romagna, coltivazione e lavorazione della bietola sono da decenni fonte primaria di sostentamento per migliaia di famiglie. La stessa sorte di Forlì sta per toccare agli stabilimenti Eridania di Codigoro e Classe di Ravenna.

Una storia parallela

Li trattiamo assieme perché sono coevi, eretti cioè fra il 1899 e il 1900. Se Forlì e Codigoro giacciono abbandonati da oltre 40 anni e in preda al più assoluto degrado senza speranza di recupero produttivo, Classe, che ha proseguito ad intermittenza la lavorazione fino al 1982, sta per rinascere a nuova vita. La Società Eridania - Capofila del settore saccarifero italiano per decenni, la “Società Anonima Eridania, fabbrica di zucchero” nasce a Genova nel 1899. Quell’anno sorge anche il primo stabilimento del gruppo a Codigoro di Ferrara, seguito l'anno successivo da quelli di Forlì e di Ravenna. E’ una scelta che, in poco tempo porta la barbabietola da zucchero a divenire la più importante cultura industriale in Romagna, superando la canapa.

Lo gloriosa storia stabilimento Eridania di Forlì

Nel 1900, il finanziere genovese Giovanni Battista Figari, per conto della Società Anonima Eridania Zuccherifici Nazionali di cui è presidente, costruisce con maestranze tedesche lo zuccherificio di Forlì. L’impianto, che occupava circa mille operai, era in grado di lavorare 15mila quintali di barbabietole al giorno, con una produzione annuale di circa 140mila quintali di zucchero. “Nel 1902 - si legge sul sito dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna-IBC - la direzione dello stabilimento fu affidata a Romolo Rossini, che sostituì il personale tedesco con maestranze forlivesi e potenziò la capacità produttiva con nuove attrezzature. La fabbrica di sobborgo Mazzini fu anche la prima ad utilizzare la luce elettrica, in un periodo in cui le strade cittadine erano ancora illuminate con lampioni a gas”.

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Il secondo conflitto mondiale provoca danni gravissimi all’impianto, che riusce comunque a riprendersi già a partire dal 1946 e a riattivare completamente la produzione. La costituzione del Mercato Comune dello Zucchero, alla fine degli anni Sessanta, mise la società genovese in una posizione di inferiorità rispetto agli altri produttori europei. Nel 1970 la società Eridania si vede costretta a cedere lo stabilimento forlivese alla “Sfir” del Gruppo Maraldi di Cesena, che lo utilizza senza investire nella modernizzazione degli impianti, fino alla chiusura definitiva, nel 1972. Inizia lo smantellamento della fabbrica, occupante un’area di ben 140.000 metri quadrati (solo il corpo centrale insiste per 60.400 mq): si smontano tutti i macchinari per trasferirli in Spagna e Jugoslavia. Rimangono attivi solo i depositi, utilizzati per stoccare il prodotto di altri siti del gruppo, a cominciare da quello di Forlimpopoli. Il rovinoso incendio del 1989, che distrugge tre dei capannoni adibiti a magazzino, comporta la dismissione definitiva dell’area.

L’unico edificio del grande complesso sinora recuperato, è l’antica palazzina dei custodi di via Monte San Michele: stralciata catastalmente, è stata restaurata da un’immobiliare che vi ha realizzato appartamenti destinati a civile abitazione. Nel resto dell’immensa area regna sovrano il degrado. Non ci sono prospettive di recupero dell’ex Eridania in tempi brevi: una recente stima di costi parla di 22 milioni di euro. La Cooperativa Muratori di Verucchio, divenuta proprietaria nel 2006, aveva avanzato alcune ipotesi progettuali di massima, senza mai approdare alla formalizzazione di un piano urbanistico attuativo. La realtà è che qualunque intervento sul fabbricato principale dell'Ex Eridania, vincolato dalla Sovrintendenza, richiede investimenti ingenti e difficilissimi da amortizzare. Tutti i piani urbanistici relativi all’area sono nel frattempo decaduti. L’ex Eridania compare nel nuovo Piano del Commercio adottato dal Comune e attualmente soggetto ad osservazioni: l’idea è quella di individuare aree votate al commercio, opere di interesse pubblico e produttivo e nel contempo aggiornare le previsioni urbanistiche, in particolar modo sul versante delle destinazioni d'uso. Se ne riparlerà fra alcuni mesi, quando il piano urbanistico sarà definitivamente approvato dal Consiglio Comunale.

L'ex Eridania di Codigoro: un destino parallelo a Forlì

Strettamente legato a Forlì, di cui fu antesignano nell’entrata in produzione, lo stabilimento Eridania di Codigoro, a due passi dall’abbazia di Pomposa, nasce nel 1899 su progetto del genovese Gian Battista Negrotto. Negli anni Trenta viene ristrutturato secondo linee razionaliste e raggiunge produzioni di zucchero da primato, arrivando ad occupare ben 17 ettari di terreno e a dare lavoro a centinaia di persone dell’intero Delta del Po. “L’impianto – si legge su “La Nuova Ferrara” - ha coniugato produzione su larga scala di un prodotto diffusamente coltivato nelle campagne strappate alle acque paludose e contributo a far diventare Codigoro una capitale dello sviluppo economico della provincia e testimone di quello che viene ricordato come il miracolo italiano della crescita. Insieme ad altri due impianti nel Delta, produceva oltre un quarto della produzione saccarifera di tutta Italia, mentre oggi resta solo uno scheletro, in balìa della natura, a ridosso di una zona di ripopolamento avifaunistico che porta il nome di Garzaia, meta di fotografi amatoriali che tra quelle mura trovano sfondi e soggetti ideali per scatti di sicuro effetto”. Nel 1971 viene convertito in sughificio, funzione che non gli serve ad evitare la chiusura definitiva, occorsa nel 1975, dopo quasi 200 giorni di occupazione da parte dei dipendenti. Negli anni ’90 si era parlato di farne un polo principe di archeologia industriale, con un interesse anche da parte di Carlo Rambaldi, che voleva dare vita ad un parco tematico di divertimento dal nome altisonante, Millenium. Tutte fantasie, tanto che con lo stabilimento condivide con il “fratello” forlivese lo stato di abbandono assoluto.

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L’ex Eridania di Classe di Ravenna

Anche in questo caso l’abbandono ha regnato incontrastato per anni, ma il finale della storia è di tutt’altro tenore, diremmo a lieto fine. Edificato fra il 1899 e il 1900 subito al di fuori del centro urbano di Ravenna, nella frazione di Classe, è costituito da grandi edifici, di cui alcuni a vano unico, realizzati in mattoni, con grandi finestre laterali e frontali. “Il cantiere – si legge sempre sul sito dell’IBC Emilia Romagna - rimase aperto per oltre un anno sotto la direzione dell’ingegnere Tito Valbusa e nel 1900 l’impianto iniziò la lavorazione della barbabietola. La realizzazione del complesso industriale suscitò reazioni contrastanti a causa della sua vicinanza con la basilica di Sant’Apollinare, distante solamente poche decine di metri, che veniva in tal modo privata della necessaria solitudine e dell’isolamento di cui aveva sempre goduto”. Il terreno su cui sorgeva la fabbrica era compreso tra la linea ferroviaria che collegava Ravenna a Rimini, ultimata nel 1889, la strada Romea Vecchia e quella Classense. Nello stesso anno dell’inaugurazione, la linea tramviaria che collegava Ravenna a Forlì venne prolungata fino alla stazione di Classe per consentire il collegamento allo zuccherificio.

Nel 1927, durante la campagna saccarifera, venivano utilizzati circa seicento operai, che si riducevano di un sesto durante il resto dell’anno. Nel 1930 la Società Anonima Eridania Zuccherifici Nazionali di Genova rilevò la fabbrica, proseguendone la gestione fino al 1972, anno in cui la cedette alla Società Romana Zuccheri, un’associata del Gruppo Maraldi di Cesena. Ma la fase di declino proseguì nel decennio successivo, giungendo alla chiusura dell’impianto, avvenuta nel 1982. Lo stabilimento, costituito da un gruppo di fabbricati allineati alla ferrovia, è in fase di recupero ad uso espositivo: al suo interno sta, infatti, per trovare sede il Museo di Classe, con l’esposizione di reperti del vicino Parco Archeologico e la ricostruzione dell’intera storia della città di Ravenna. Dentro gli ambienti rinnovati dell’ex zuccherificio troverà spazio anche un centro di eccellenza internazionale del restauro e della conservazione dei mosaici antichi. L’inaugurazione del nuovo polo museale è prevista nella primavera del 2018.


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