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Sanità

Telemedicina, 20mila postazioni informatiche per assistere più rapidamente e a domicilio i pazienti

Un servizio su cui la Regione Emilia-Romagna continua a investire, come dimostra il modello organizzativo per l’implementazione dei servizi di telemedicina approvato in questi giorni dalla Giunta

Prendi lo smartphone, lo specialista che ti segue legge gli esami che hai eseguito e modifica o conferma la terapia che stai assumendo. O ancora, se serve accendi la telecamera, ti misuri la pressione, la glicemia nel sangue o altri valori e invii i dati al medico, che in tempo reale verifica le tue condizioni di salute. Si chiama telemedicina, e oltre che estremamente utile è anche molto promettente specie nel caso di patologie croniche come quelle cardiache o il diabete, oppure per pazienti giovani che hanno poco tempo a disposizione ma familiarità con la tecnologia: in questi casi, infatti, le visite o i controlli clinici di routine possono essere svolti a distanza con ottimi esiti.

Un servizio su cui la Regione Emilia-Romagna continua a investire, come dimostra il modello organizzativo per l’implementazione dei servizi di telemedicina approvato in questi giorni dalla Giunta, con l’obiettivo di allestire sul territorio 20mila postazioni informatiche dedicate a questi servizi. Il progetto rientra tra gli interventi attuativi degli obiettivi del PNRR (Missione 6, Salute) e del Piano complementare; la Regione avrà un ruolo di regia, coordinamento e monitoraggio, mentre saranno le Aziende sanitarie a occuparsi dell’avvio e della realizzazione operativa delle attività. La redazione del modello organizzativo fa seguito a un piano, valutato positivamente da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) lo scorso marzo, che individuava il fabbisogno regionale partendo dai dati sulle condizioni di salute attuali della popolazione regionale.

“Come Regione abbiamo presentato nei tempi al ministero sia il piano di fabbisogni che il modello organizzativo, perché siamo stati tra i primi a credere nella telemedicina, che già oggi sperimentiamo con successo - spiega l’assessore alla Politiche per la salute, Raffaele Donini -. Si tratta di un servizio apprezzato dai più giovani, da chi vive fuori dai centri abitati, da chi soffre di patologie croniche, e in quest’ultimo caso in Emilia-Romagna parliamo di quasi un cittadino su due. In molti casi si tratta di malattie con le quali si può vivere a lungo e serenamente, ma che vanno in ogni caso monitorate - continua l’assessore -. Senza stress o ore di traffico con la telemedicina i pazienti potranno far controllare la propria condizione di salute dai medici che li seguono, direttamente da casa loro o da centri territoriali. Questo non è il futuro, è già il nostro presente”.

I servizi di telemedicina cui fa riferimento il modello sono la televisita, il teleconsulto, la teleconsulenza medico-sanitaria, la teleassistenza e il telemonitoraggio. L’obiettivo regionale per il telemonitoraggio è quello di garantire la presa in carico di circa 12mila pazienti ad elevata complessità e fabbisogno assistenziale. Televisite e teleconsulti potrebbero coinvolgere fino a 1,2 milioni di persone, cioè tutti i cittadini con almeno una delle patologie croniche considerate.

La distribuzione sul territorio delle postazioni

Il modello regionale prevede la distribuzione di 5.000 postazioni nelle Case di comunità, in particolare negli ambulatori specialistici, infermieristici, di sanità pubblica, nei consultori familiari, nelle pediatrie di comunità, negli studi dei medici di medina generale e dei pediatri di libera scelta, negli spazi dedicati ai pazienti. 100 postazioni saranno dedicate alle centrali operative territoriali, altre 100 alle unità di continuità assistenziale (ex guardia medica). 1.000 postazioni saranno a disposizione dell’assistenza domiciliare integrata, 300 della rete delle cure palliative, altre 2.500 per gli ambulatori dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta fuori dalle case di comunità, 8.000 per gli ambulatori ospedalieri e i poliambulatori. Le ultime 3.000 postazioni saranno assegnate ad altre strutture territoriali. Naturalmente per usufruire del servizio il paziente deve essere informato sui suoi diritti, anche con il coinvolgimento del caregiver quando necessario: deve cioè sapere in cosa consiste la prestazione, quali strutture saranno coinvolte, quali informazioni trattate.

Il cronoprogramma

Le Regioni devono attendere il decreto ministeriale che ripartirà le risorse per il tramite Agenas. Le risorse saranno distribuite sia sulla base dei fabbisogni e degli obiettivi espressi dai piani di telemedicina regionali, sia tenendo conto del progetto regionale di telemedicina appena redatto. L’obiettivo è quello acquistare le attrezzature entro l’inizio dell’anno prossimo per poter attivare i servizi nella primavera del 2024 e aver monitorato a distanza 12mila persone a fine 2025.

I servizi di telemedicina

Durante la televisita il professionista interagisce a distanza, in tempo reale, con il paziente, anche con il supporto di un caregiver o di un operatore sociosanitario che si trovi vicino a quest’ultimo. Deve essere garantita la possibilità di scambiare dati clinici, referti medici, immagini, audio o video relativi al paziente. Non è un mezzo esclusivo per condurre la relazione tra medico e paziente, ma può essere integrata per esempio con il telemonitoraggio per la rilevazione dei parametri biologici. Di solito segue una prima visita fatta in presenza, che ha consentito al medico di formulare già la diagnosi. La decisione di effettuare una visita specialistica non è in carico a chi la prescrive, ma al medico che la eroga. L’esito non differisce da quello di una visita ordinaria: il paziente può risultare stabile, può rendersi necessario un accesso urgente a prestazioni diagnostico-terapeutiche, può essere necessario un approfondimento per cui lo specialista prescrive le prestazioni che ritiene opportune. Il referto viene inviato al FSE e se necessario condiviso con altri medici.

Il teleconsulto medico avviene tra diversi professionisti che discutono della situazione clinica di un paziente scambiandosi dati clinici, referti, immagini e file audio-video. La presenza del paziente non è sempre indispensabile. Lo scopo del teleconsulto è quello di condividere le scelte mediche rispetto a un paziente da parte dei professionisti coinvolti nei percorsi assistenziali: si pensi al caso di un medico di famiglia, di un medico del pronto soccorso o del medico di un carcere che chieda il consulto di uno specialista.

La teleconsulenza medico-sanitaria è un’attività sanitaria, non necessariamente medica ma comunque specifica delle professioni sanitarie, che si svolge a distanza ed è eseguita da due o più professionisti con diverse competenze. Il professionista sanitario interpellato tramite videochiamata fornisce all’altro, o agli altri, indicazioni per la presa di decisioni o per la corretta prosecuzione del percorso clinico assistenziale o riabilitativo. La teleconsulenza può essere svolta in presenza del paziente, oppure in maniera differita. Richiede la possibilità di scambiare dati in tempo reale.

La teleassistenza invece si prefigge di agevolare lo svolgimento corretto delle attività assistenziali, che sono praticate prevalentemente a domicilio direttamente dal paziente o da chi l’assiste, guidate a distanza da un professionista sanitario come un infermiere, un fisioterapista, un logopedista o una ostetrica. La teleassistenza è prevalentemente programmata e ripetibile in base a specifici piani di accompagnamento del paziente.

Il telemonitoraggio si realizza attraverso strumenti tecnologici che permettono al medico di monitorare i parametri, l’andamento della terapia e in generale lo stato di salute dei pazienti al di fuori delle strutture ospedaliere. I parametri sono rilevati in maniera autonomia dal paziente, oppure con l’aiuto di un caregiver, e inviati al professionista. Il telemonitoraggio rileva e trasmette a distanza i parametri vitali e clinici, in modo continuo o intermittente, per mezzo di sensori che interagiscono con il paziente. In questo modo i parametri sono controllati nel tempo, riducendo la necessità di controlli ambulatoriali. Destinatari del telemonitoraggio possono essere per esempio i malati di diabete o chi soffra di uno scompenso cardiaco.

Le sperimentazioni già attuate in Emilia-Romagna

Dal 2021 è attiva in Emilia-Romagna la Piattaforma regionale di Telemedicina (PRT) grazie alla quale alcune realtà aziendali della Regione sperimentano televisite e teleconsulti in ambito cardiologico, radiologico, oculistico e riabilitativo; telemonitoraggio con dispositivi i cardiologici (pacemaker e defibrillatori), dialisi peritoneale e monitoraggio cardiorespiratorio a domicilio; servizi di telerefertazione di elettrocardiogrammi, prestazioni radiologiche, oculistiche e laboratoristiche. A giugno 2022 si è conclusa la fase di sperimentazione di telemedicina a domicilio in pazienti cronici a rischio di ospedalizzazione alto e molto alto in carico alle equipe multidisciplinari (infermieri e medici di medicina generale) in trenta case della comunità.

Il telemonitoraggio domiciliare ha coinvolto pazienti con patologie come lo scompenso cardiaco, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, il diabete. A loro sono stati consegnati tablet, sfigmomanometro, pulsiossimetro, bilancia elettronica e rilevatore di attività fisica da polso. In altri territori l’offerta dei servizi di telemonitoraggio ha coinvolto non solo le case della comunità ma anche i pazienti ospitati presso gli hospice e le case residenze per anziani.

Nel valutare pro e contro, la Regione ha considerato da un lato come il percorso di diffusione dei servizi di telemedicina dovrà tenere conto delle difformi capacità di utilizzo delle nuove tecnologie da parte dei più anziani, dei problemi di qualità e disponibilità della connessione nelle zone geografiche più remote, nonché delle risorse necessarie per l’acquisizione delle tecnologie. Dall’altro, ha evidenziato come il progetto contribuisca alla diffusione dei servizi digitali, al rafforzamento della comunicazione a distanza fra pubblica amministrazione e cittadino e, non ultimo, alla diminuzione dell'utilizzo di carta di emissioni di CO2 per la riduzione degli spostamenti dei pazienti o dei medici.

Le malattie croniche: la situazione in Emilia-Romagna

Il 46% della popolazione regionale con più di 14 anni ha una malattia cronica, e quelli con due patologie croniche sono il 24%. Al primo gennaio 2021 il numero di pazienti con diabete è stato pari a 278.914 (7,6%), con malattie cardiovascolari pari a 475.050 (14,6%), con malattie respiratorie pari a 190.008 (5%), con malattie neurologiche pari a 210.190 (5,5%), con malattie oncologiche pari a 249.061 (6,5%), con malattie psichiatriche pari a 329.523 (8,6%). In particolare, la prevalenza di broncopneumopatia cronico-ostruttiva è stata del 3,4%, di scompenso cardiaco dell’1,8%, di malattia cerebrovascolare dell’1,8%, di malattia di Parkinson dello 0,9%, di demenza del 1,6%, di epilessia del 2,8%, di sclerosi multipla del 0,2% e di malattia del motoneurone dello 0,02%. Nella popolazione over 65, queste stime sono di gran lunga superiori: 17,3% per il diabete, 7,6% per la broncopneumopatia cronica ostruttiva, 5,4% per lo scompenso cardiaco, 16,4% per le neoplasie, 5,3% per la demenza.

La situazione demografica regionale

Diversi indicatori demografici incentivano all’uso della medicina a distanza. La popolazione dell’Emilia- Romagna nel 2021 si assesta su circa 4,5 milioni di abitanti e corrisponde al 7,5% di quella Italiana. La percentuale di minorenni, crescente fino al 2013, inizia a calare e raggiunge il 15,4% all’inizio del 2021. L’indice di vecchiaia ha continuato a crescere dal 2013 al 2018 (187% vs 169%), seppur lievemente meno che in Italia (184% vs 147%). La quota di popolazione straniera si conferma su livelli simili a quelli del 2014, dopo esser cresciuta rapidamente all’inizio degli anni 2000: 12% dell’Emilia-Romagna contro l’8,5% dell’Italia.

Nel 2020 l’epidemia da Covid ha comportato un impatto su tutte le componenti del ricambio demografico: la natalità è lievemente diminuita e la mortalità è decisamente aumentata, come pure è diminuito il saldo migratorio. La speranza di vita ha continuato a crescere fino al 2019, nonostante si sia osservata una lieve flessione in corrispondenza del 2015 (e per gli uomini anche nel 2012). Nel 2020 l’epidemia ha determinato un forte calo di questo indicatore nel confronto con il 2019 (in Italia da 81,1 a 79,7 per i maschi e da 85,4 a 84,4 per le femmine, in Emilia-Romagna da 81,7 ad 80,2 per i maschi e da 85,7 a 84,7 per le femmine), portando a un azzeramento dei guadagni che si erano registrati nei precedenti 10 anni nelle regioni del nord.

Nel 2021 in Emilia-Romagna l’aspettativa di vita è tornata a crescere assestandosi a 80,8 anni per gli uomini e 85,1 per le donne. Per il 2050 è previsto un incremento pari al 9% (dal 24% attuale al 35%) degli individui over 65 e una riduzione della dimensione media familiare (dall’attuale famiglia media con 2,3 componenti a una famiglia con soli 2 componenti nel 2050)

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