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Morrone e Borgonzoni (Lega) a ministro Franceschini: "No a chiusura generalizzata luoghi cultura e spettacolo"

Lo affermano i parlamentari della Lega Jacopo Morrone, che ha presentato un’interrogazione al ministro, e Lucia Borgonzoni, autrice di emendamenti al cosiddetto ‘decreto ristori’ a favore dei lavoratori del settore

"Scelte sbagliate, adottate senza giustificazioni plausibili. La cultura è utile a tutti anche in un periodo di emergenza sanitaria. Di qui, l’appello al ministro Dario Franceschini perché assuma iniziative per rivedere quanto contenuto nel Dpcm del 4 novembre, in modo da rispondere concretamente agli appelli che gli sono stati rivolti dall’intero mondo della cultura e dello spettacolo". Lo affermano i parlamentari della Lega Jacopo Morrone, che ha presentato un’interrogazione al ministro, e Lucia Borgonzoni, autrice di emendamenti al cosiddetto ‘decreto ristori’ a favore dei lavoratori del settore.

"Non sono pochi i dubbi sui criteri adottati dal Governo Conte nel decretare la chiusura di cinema, teatri, musei e, in genere, dei luoghi della cultura, nonostante queste strutture abbiano provveduto in tempi utili e con dispendio di risorse a garantire misure di sicurezza sanitaria - proseguono -. Il decreto ha esteso disposizioni super restrittive a tutti i cinema e teatri presenti sul territorio nazionale, senza distinguere le notevoli differenze esistenti sia per grandezza e posti disponibili, che per la presenza di impianti di aerazione e di ingressi e uscite distanziati. In Romagna, per citare qualche esempio nel novero dei teatri, ci sono strutture che hanno centinaia di posti, vedi il Galli di Rimini (832 posti), l’Alighieri di Ravenna (835 posti), il Bonci di Cesena (800 posti), il Fabbri di Forlì (700 posti) che avrebbero potuto, come tante grandi sale cinematografiche, continuare a lavorare offrendo ai nostri concittadini la possibilità di godere di rappresentazioni e programmi di grande valore culturale e sociale senza problemi di assembramenti".

Concludono Morrone e Borgonzoni: "Giustamente c’è stata una levata di scudi generale contro il decreto da parte del mondo del teatro, del cinema e dello spettacolo, con raccolte di firme e dichiarazioni contro una decisione che a molti, come al maestro Pupi Avati, appare ‘avventata’. Non possiamo che essere dal medesimo avviso. Per questo chiediamo una revisione di queste scelte, adottando un approccio metodologico diverso, frutto di un confronto con gli esperti del settore".

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