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Cronaca

Covid, già migliaia di posti di lavoro bruciati e reddito di cittadinanza in aumento pur col blocco dei licenziamenti

Qualcuno il posto di lavoro l'ha già perso, vale a dire tutti quelli che nel 2020 lo avrebbero ottenuto, magari i giovani come primo impiego, e tutti coloro che, precari, non hanno visto il rinnovo del contratto

“Il sistema ha retto pienamente grazie ai cittadini, ai lavoratori, alla tenacia dei soggetti economici e alle istituzioni che sono state in grado di collaborare tra di loro”: lo afferma Danilo Bernacchi, direttore dell'Inps di Forlì-Cesena, che sintetizza i numeri drammatici del 2020 della direzione provinciale dell'ente che più di tutti si è fatto carico di fronteggiare l'onda d'urto della pandemia di Coronavirus, ovviamente dopo la sanità pubblica. Si pensi che sul territorio della provincia di Forlì-Cesena le domande di cassa integrazione sono aumentate del 465%, passando dalle 3.170 del 2019 alle 20.100 del 2020, con circa 22 milioni di ore autorizzate di cassa integrazione rispetto ad un milione e 38mila del 2019. Non solo: esplose anche le indennità di malattia e i congedi vari, oltre a tutte le altre forme straordinarie di bonus previste, come quelle per baby sitter e centri estivi. Un 2020 di superlavoro per l'Inps che rispecchia l'affanno in cui è andata la società e tutto il sistema produttivo.

Secondo lo scenario elaborato da Prometeia a gennaio, nel 2020 per la provincia di Forlì-Cesena il calo del valore aggiunto dovrebbe attestarsi attorno al 9,0%, (-9,2% Emilia-Romagna, -9,1%, Italia). Il calo più netto del valore aggiunto mai registrato in precedenza in provincia era stato quello dovuto alla crisi finanziaria del 2008, che si era però “fermato” al 2,5%. Oltre al valore aggiunto, tutti i principali macrosettori hanno subito forti cali: Industria (-12,2%), Costruzioni (-3,7%), Servizi (-8,7%). Nel 2021 si prevede però un rimbalzo del valore aggiunto (+5,0%) a fronte di un +5,4% a livello regionale e +4,9% a livello nazionale.

L'incognita del blocco dei licenziamenti

E la prossima ondata di lavoro intenso sarà probabilmente la gestione dei licenziamenti, ora che appare ormai chiaro che il nuovo Governo Draghi andrà verso una revisione del blocco. Con un calo del Pil che si assesterà realisticamente al -9% nella provincia di Forlì-Cesena nel 2020 ne faranno le spese anche i lavoratori. La cassa integrazione, esplosa a livelli mai giunti prima, sta attutendo il colpo, ma in verità qualcuno il posto di lavoro l'ha già perso, vale a dire tutti quelli che nel 2020 lo avrebbero ottenuto, magari i giovani come primo impiego, e tutti coloro che, precari, avendo un contratto a termine se lo sarebbero visti rinnovare e invece alla scadenza è stato interrotto.

Chi ha già perso il lavoro causa Covid

Le aperture di contratti (assunzioni e rinnovi) nel 2020 sono state infatti 35.200, vale a dire il 35% in meno delle 54.100 del 2019 nella provincia di Forlì-Cesena. Ed è così che emerge che l'Inps ha gestito 18.484 domande di Naspi, vale a dire di sussidio di disoccupazione, in linea col 2019 nonostante il blocco dei licenziamenti avrebbe dovuto ridurre questo dato. Altra categoria che non ha beneficiato del blocco dei licenziamenti sono gli autonomi: gli artigiani senza dipendenti sono calati del 5% (da 16.700 a 15.900) e i commercianti del 6% (da 15.100 a 14.200). In entrambi i casi si è accelerato un trend già in corso, ma il peggioramento è visibile: la contrazione di un anno è equivalente a quella che si era verificata nei quadriennio precedente. Il conto grossolano è quindi già di migliaia di persone che nella provincia di Forlì-Cesena hanno perso, a causa del Covid, il loro  lavoro. Un altro segnale non incoraggiante è il raddoppio delle imprese sospese (da 1.400 a 2.740), una sorta di possibile anticamera della chiusura aziendale. Intanto il tasso di disoccupazione è salito dal 4,8% del primo semestre 2019 al 7,2% del primo semestre 2020, un balzo che lascia comunque Forlì-Cesena sotto la media nazionale del 9,7%. 

RdC utile “ultimo anello della catena”

Aumenta anche il ricorso all' “ultimo anello” della catena dei sussidi, quello diretto esplicitamente al contrasto della povertà, che è il reddito di cittadinanza: nella provincia di Forlì-Cesena i nuclei beneficiari sono passati da 2.400 a 3.200 nel 2020, con un aumento del 33%, in crescita anche l'importo medio del sussidio, che va da 410 a 450 euro. “E' un fatto statistico che se il reddito di cittadinanza non ci fosse stato, queste fasce sociale sarebbero state a maggior rischio di esclusione sociale”, rileva sempre Bernacchi. 

I numeri boom dell'Inps di Forlì-Cesena

Negli uffici dell'Inps di viale della Libertà e nelle altre sedi secondarie in provincia la prova dell'ondata di lavoro causata dal Covid si può dire superata, nonostante gli aumenti boom nel ricorso di molte provvidenze: le domande di cassa integrazione sono passate da 3.170 a 20.100, non sono calate le domande di Naspi (sussidio di disoccupazione) che sono state 18.484, né quelle di disoccupazione agricola (12.913). Aumentate di circa mille unità le domande di indennità di malattia (passate da 14.140 a 15.100), mentre c'è stata una forte esplosione sulle maternità e congedi parentali (da 19.100 a 27.849), così come dei congedi legati alla disabilità (da 5.600 a 6.512). Non solo: l'Inps provinciale si è trovata a gestire anche 68.530 domande di Covid-bonus 600 (il sussidio forfait di 600 euro alle attività chiuse dal lockdown) e 11.551 domande di bonus babt sitting e centri estivi. L'Inps provinciale ha infine gestito 55.591 domande di pagamenti diretti di cassa integrazione e Fis, rispetto ad un dato che nel 2019 era praticamente a zero. “Normalmente la cassa integrazione è anticipata dal datore di lavoro e pagata dall'Inps a conguaglio, invece la richiesta di pagamenti diretto è un segnale che le aziende si sono trovate in una grave crisi di liquidità”, conclude Bernacchi.

"I lavoratori non sono soli"

Tutte le stime confermano che per ritornare ai livelli pre pandemia, ci vorrà tempo. La crisi causata dal Covid-19 lascerà segni profondi, in modo accentuato su donne, giovani e lavoratori meno qualificati e, in particolare, sui lavoratori dei settori che necessitano di presenza, come il turismo. “Siamo di fronte ad una crisi complessa e difficile, come non si era mai vista, ma mi sento anche di dire che abbiamo davanti a noi uno scenario caratterizzato da alcuni elementi positivi, come il “Piano vaccinazioni” e le risorse eccezionali del “Next Generation EU” o “Recovery Fund”– spiega Alberto Zambianchi, Presidente della Camera di commercio della Romagna –. Possiamo inviare un messaggio articolato ai lavoratori del nostro territorio, per fargli sentire che non sono soli. Stiamo lavorando insieme ai principali attori istituzionali per migliorare il sostegno al quale hanno diritto e per lo sviluppo di quelle competenze che daranno loro nuove opportunità. Nei prossimi mesi ci aspettano temi e questioni importanti, che vanno dalle iniziative per la fase dell’emergenza, a quelle di medio e lungo termine per facilitare l’avvio della ripresa e i reinserimenti lavorativi".

Ed ancora: "Nel brevissimo periodo non possiamo fare a meno delle “politiche passive”, che saranno mirate soprattutto ad attenuare l’onda anomala causata dallo sblocco dei licenziamenti. Nel medio periodo, però, queste iniziative andranno raccordate con ulteriori azioni di “tipo attivo”, con corsi di formazione mirati alla riqualificazione ed alla ricollocazione. Aggiungo che occorre moltiplicare le iniziative di orientamento scolastico e professionale e che occorre aggiornare la programmazione dell’offerta di istruzione, formazione e università, tarandola meglio sui trend delle richieste del sistema imprenditoriale. Abbiamo davanti nuovi orizzonti e, quando finiranno gli effetti della pandemia, dovremo saper cogliere le novità migliori e dovremo, soprattutto, porre l’innovazione di processo e di prodotto al centro delle nostre azioni, personali e collettive, per lo sviluppo sociale ed economico del territorio”.

Conclude Roberto Pinza, Presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì: "Nelle situazioni di crisi particolarmente acute come quella che stiamo attraversando occorre infatti intervenire con prontezza a sostegno delle situazioni di maggior fragilità, come la Fondazione si è puntualmente impegnata a fare sia nei confronti del sistema sanitario ma anche di quello delle reti associative, ma non si deve mai smettere di guardare al futuro, di immaginarlo e di porre le basi della sua costruzione. Ed anche in questo la Fondazione non ha fatto mai mancare il suo contributo".

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