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Cronaca

Un Natale in quarantena: clima familiare e un menù nel segno della tradizione per gli ospiti del covid-hotel

Fornelli accesi già dalle prime ore di sabato, per preparare le pietanze che finiranno anche sulle tavole di tredici anziani

Crespelle ai funghi. Arrosto di tacchino o stinco di maiale. Lenticchie in umido. Pandoro con mascarpone. Sarà un menù a cinque stelle quello che accompagnerà il pranzo di Natale degli ospiti del covid-hotel allestito al "Paradise Airport". Daniele Casadio e la sua famiglia vogliono donare in questo secondo Natale con la pandemia un senso di normalità ed affetto a chi in questi giorni è alle prese col virus, isolato col resto del mondo se non fosse per le tecnologie. Primo, secondo, contorno e dolce preparato dalle mani di Sara Casadio, figlia di Daniele, e dalla cuoca Pina.

Fornelli accesi già dalle prime ore di sabato, per preparare le pietanze che finiranno anche sulle tavole di tredici anziani. Il menù sarà consegnato direttamente a casa con l'aiuto dei volontari della Croce Rossa. Un'iniziativa che va avanti dal primo dicembre del 2020 e che si è concretizzata con oltre 4.600 pasti donati. "Proviamo a regalare un sorriso", sono le parole di Casadio, affiancato nell'iniziativa anche dalla moglie Alessandra. Per i circa trenta ospiti del covid-hotel sarà quindi un Natale insolito, "ma ci viene riconosciuto un clima di ospitalità che li aiuta in questo momento". Inoltre potranno vedere da lontano i familiari, poichè ogni camera apre all'esterno.

Il covid-hotel rispecchia il termometro dell'evoluzione dell'epidemia e sono poche le camere rimaste libere: "Negli ultimi giorni sono arrivati più di 20 ospiti - fotografa Casadio -, quindi l'accelerata nell'aumento dei contagi c'è stata. Due mesi fa ospitavamo persone prevalentemente in quarantena preventiva, mentre ora sono tutti positivi, il 40% con sintomi lievi. Il personale sanitario dell'Usca viene due volte al giorno per verificare le condizioni dei contagiati. L'età media è intorno ai 40 anni, pochissimi giovanissimi e pochi anziani. Tuttavia è una situazione che si vive con più tranquillità rispetto a quando cominciò l'epidemia".

In media un ospite resta al covid-hotel per circa due settimane, chi più e chi meno. Lontano il record del 2020 di 87 giorni di permanenza. "Ancora oggi ci sentiamo con alcune persone che abbiamo ospitato - confessa Casadio -. E' nato anche un gruppo Facebook dei primissimi ospiti, che si continuano a sentire e si ritrovano anche per cene. C'è chi ci viene a trovare". Nella struttura è stato messo a disposizione degli ospiti anche un quaderno per esternare i propri pensieri tra la solitudine: "Quel che mi ha colpito di più è quello di una signora di una certà età che ha trascorso un lungo periodo, descrivendo giorno per giorno la nostra attività e ringraziandoci. Un autentico libro. E continua a chiamarci. Da due anni a questi anni abbiamo raccolto tantissimi pensieri. Magari un giorno ci nascerà un libro".

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