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Il dramma

Morire per un finto amore virtuale, il padre di Daniele: "Basta un momento di fragilità, ai ragazzi dico: confidatevi"

La testimonianza di Roberto Visconti, in occasione della presentazione agli studenti dell'Istituto Saffi-Alberti del libro "Truffe amorose. Da relazione virtuale a morte reale. La storia di Daniele Visconti”

Togliersi la vita per un inganno amoroso via social. E’ la drammatica vicenda accaduta a Daniele Visconti nel settembre del 2021 e portata alla cronaca dalla trasmissione “Le Iene” esattamente un anno fa. Forlivese, 24 anni, Daniele si è tolto la vita a causa di un amore inesistente per una ragazza conosciuta sui social, dietro la quale si nascondeva, in realtà, un uomo di Forlimpopoli che lo stava raggirando e che, a sua volta, dopo il clamore della vicenda, si è suicidato. Daniele non aveva retto a quella fatale scoperta e, dopo un periodo di depressione, decise di farla finita.

Da questa amara vicenda è nato un libro, frutto del dialogo del padre di Daniele, Roberto, con la psicoterapeuta Virginia Ciaravolo, i cui proventi saranno devoluti alla onlus che porta il nome di Daniele per aiutare i ragazzi che, come lui, vivono situazioni di disagio e di solitudine perché vittime del reato di “romance scam”, truffa amorosa, una forma di cyber-truffa. Il libro dal titolo "Truffe amorose. Da relazione virtuale a morte reale. La storia di Daniele Visconti”, scritto da Virginia Ciaravolo, con la presentazione della ministra dell’Università Anna Maria Bernini e la prefazione del giornalista Alessandro Politi, viene presentato sabato 4 novembre ai ragazzi dell’Istituto tecnico Saffi-Alberti, alla presenza dell’autrice, di Alessandro Politi, giornalista d’inchiesta Rai 1, dei genitori di Daniele, Roberto Visconti e Lucia Turzo e del cugino Marco. E nel pomeriggio, alle 16, nella libreria Mondadori di corso della Repubblica.

Roberto Visconti, suo figlio è stato vittima di catfishing, in particolare di un reato che va sotto il nome di “romance scam”, di cui forse poco si parla, ma al quale sono esposti i ragazzi che vivono il mondo virtuale. Nel caso di suo figlio, finito in tragedia.

"Perdere un figlio è devastante e questa vicenda è tragicamente assurda, anche se non esiste un aggettivo per poterla descrivere. Come genitori vivremo sempre questo dolore immane e per questo motivo abbiamo deciso di condividere la sofferenza con un gruppo di genitori, il gruppo Acero, che come noi hanno perso un figlio. Ci troviamo una volta ogni due mesi e questo ci aiuta a sentirci meno soli. L’unica nostra speranza è nostro figlio Manuel, che ha 16 anni e frequenta il secondo anno dell'Istituto Saffi-Alberti".

Come nasce l’esigenza di scrivere un libro, di mettere nero su bianco la storia di Daniele?

"Per dare una testimonianza e un aiuto ai ragazzi che, come, lui, si possono trovare in una situazione simile. La proposta ci è arrivata dalla scrittrice e criminologa Virginia Ciaravolo, che già si occupava di temi riguardanti la violenza sulle donne. In questo libro c’è il nostro vissuto e il vissuto di Daniele, un ragazzo come tanti, diplomato in Geometri, che lavorava con me nella nostra piccola impresa edile, era bravo e assiduo, senza grilli per la testa e con la passione per il cinema. Da bambino voleva fare lo sceneggiatore. E poi era uno sportivo, gli piaceva il pugilato". 

È facile cadere nella trappola di una truffa virtuale, in questo caso, amorosa? Quali sono i segnali che devono mettere in guardia da una situazione a rischio?

"Non so se sia facile cadere nella trappola dei social, dipende dalla predisposizione del momento, è più facile che accada se ci si trova in una condizione di fragilità che ognuno di noi può attraversare e che ci porta a credere a qualcosa che non esiste nella realtà. Per lui quello era un amore nato da un dialogo, è stato raggirato nel peggiore dei modi. Molto ha influito anche il lockdown, in quel periodo era molto più attaccato al telefono, e poi Daniele era molto riservato e quella storia ce l’ha sempre tenuta nascosta". 

Sabato l’incontro con i ragazzi del Saffi-Alberti, l’Istituto che ha frequentato Daniele. Quale consiglio si sente di dare loro?

"Prima di tutto, quando c’è qualcosa nella propria vita e nella propria testa che li preoccupa o li disturba, è importante parlarne subito con i genitori o con gli amici, comunque con qualcuno di cui ci si fida, senza aver nulla di cui vergognarsi. Quello dei social e della realtà virtuale è il mondo dei ragazzi di oggi, ma nel momento in cui intuiscono che c’è qualcosa che non va, è importante confidarsi senza aspettare, perché non sempre è facile intuire che dall’altra parte c’è qualcuno che vuole farci del male. In genere, chi lo fa, è molto abile. Se mio figlio si fosse confidato con me o con un amico e avesse sfogato il suo malessere forse sarebbe ancora con noi. Parlando, anche il peso più grande può diventare leggero”.
 

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