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Cronaca

Il bilancio di Pinza dopo 8 anni alla guida della Fondazione: "C'è un senso di progresso. Ora si parla di 'effetto Forlì'"

"Nelle fondazioni gestiamo patrimoni non nostri, creati da generazioni che non ci sono più da tempo e con il compito di consegnarlo a generazioni non ancora nate”

“Siamo la Fondazione in Italia che fa più erogazioni e investimenti per abitante, e abbiamo fatto in modo che intorno al nostro patrimonio si creasse un patrimonio aggiuntivo, così che, anche in caso di emergenze, potremmo mantenere l'erogazioni sul territorio su questo livello per 4 anni, perché non si può essere altalenanti: su sostegni come l'assistenza alle parti deboli della popolazione ci vuole continuità”: è il risultato che sbandiera con orgoglio Roberto Pinza, presidente uscente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. Ed ancora: “Le fondazioni bancarie non sono imprese, vivono del loro patrimonio, se questo cade diminuisce la loro capacità di investimento” e chi non ha fatto scelte oculate che mirano a mantenerlo intatto “ha dissolto il patrimonio”. Perché, ancora, “nelle fondazioni gestiamo patrimoni non nostri, creati da generazioni che non ci sono più da tempo e con il compito di consegnarlo a generazioni non ancora nate”.

“C'è un senso di progresso”

E' il bilancio ideale che consegna Roberto Pinza alla scadenza del suo secondo mandato, 8 anni alla guida del Monte di Pietà, in un video registrato per l'occasione e reso pubblico martedì pomeriggio. A condurre la video-intervista è stato il giornalista Gianni Riotta, mentre Pinza aveva a fianco vice-presidente Monica Fantini, artefice della Settimana del Buon Vivere. La Fondazione Cassa dei Risparmi ha demandato all'Istituto Cattaneo un'indagine sulla soddisfazione sui portatori di interessi  tra enti pubblici, istituzioni locali, associazioni del territorio ed esponenti del volontariato che hanno visto la loro azione sostenuta nel tempo dalle erogazioni della fondazione. Erogazioni che nascono da un patrimonio che si è accesciuto con la progressiva dismissione delle quote di proprietà dell'allora Cassa dei Risparmi di Forlì, in quasi vent'anni, verso il colosso bancario Intesa-Sanpaolo. L'ultimo anno di questo passaggio è avvenuto il 26 novembre 2018, con la vendita della quota residua del 10% della Cassa a IntesaSanpaolo, un'operazione da 46 milioni di euro.

“Dobbiamo servire le comunità che hanno generato la Fondazione, non dobbiamo auto-valutarci, per questo abbiamo chiesto all'Istituto Cattaneo di dire se abbiamo scelto linee giuste e condivise, e così pare. Tra tutte le persone sentite che c'è un senso di progresso”, commenta Pinza. E ad aggiungere un altro dato sintetico è la vice-presidente Monica Fantini: “Nell'anno della pandemia, il 2020, abbiamo raggiunto il record di erogazioni, arrivando a 12,5 milioni”. Pinza spiega che “abbiamo reagito alla pandemia grazie al patrimonio accumulato alle nostre spalle. In questo periodo di crisi abbiamo fatto i conti che avevamo riserve patrimoniali non solo per intervenire ancora, ma di farlo più, con più forza per esempio sostenendo la sanità”. 

Le erogazioni della Fondazione in 28 anni

La Fondazione Cassa dei Risparmi in 28 anni di attività ha erogato 210 milioni di euro, con una media annuale degli ultimi dieci anni di 10 milioni l'anno, vale a dire 50 euro/anno per residente. I progetti finanziati sono stati 10mila, in media 380 progetti l'anno. Finanziati oltre mille enti del terzo settore. Al welfare è andata una fetta di 60 milioni (tra questi ci sono ben 139 veicoli tra ambulanze e altri automezzi), 7 milioni sono andati allo sport, 56 milioni alla cultura (in 15 mostre d'arte e 5 mostre fotografiche di rilievo internazionale che hanno totalizzato 1,5 milioni di visite). Ci sono poi 43 milioni destinati allo sviluppo economico locale (tra questi le 'Terre del Buon Vivere' e 'Casa Artusi') e altri 30 milioni all'università e all'istruzione (11 milioni alle infrastrutture universitarie e 10 milioni alle scuole). Si aggiungono poi i 21 milioni alla sanità (di cui 11 milioni all'Irst di Meldola).

“Effetto Forlì”

Esiste un 'effetto Forlì' sulla cultura nazionale grazie alle grandi mostre? A lanciare la suggestione è Eike Schmidt, Direttore degli Uffizi di Firenze. Riflette sul tema Pinza: “Forlì non ha mai ambito ad avere un ruolo decisivo a livello culturale, ma lo ha acquisito nel tempo. Forlì non aveva una vocazione, ma l'ha trovata lungo la strada”. E se l'esperienza è significativa pur da una città di periferia è perchè “sono state realizzate mostre eccelse, si sono fatte vedere cose assieme” che non si sarebbero potute vedere altrimenti. E se qualcuno può considerare la cultura secondaria, fa un esempio recente Pinza: “Avevate mai visto studenti protestare in piazza perché vogliono andare a scuola o un desiderio così forte e manifesto di  arte, cultura e musei come negli ultimi tempi? Quando vengono a mancare ci si accorge di quanto valgono arte e cultura”.

E un ultimo riferimento alla collaborazione sui grandi progetti: “Ho lavorato col sindaco Zattini come col suo predecessore con grande piacere. Le Fondazioni sbagliano quando credono che devono fare tutto da sole, magari su pochi progetti”. Per esempio “Medicina si è realizzata nel 2020, mentre se ne parlava da appena due anni, un tempo breve perchè tutte le istituzioni hanno marciato assieme nella stessa direzione, reperendo le risorse economiche necessarie”. E a proposito dei corsi di laurea in Medicina  “poi con l'arrivo del Covid è emerso che era un'intuizione preventiva, si è compreso prima che servivano più medici”.

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