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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

"Pillole" di storia della medicina in Romagna, Caffè Ippocrate vicino ai sanitari nella lotta al Covid

"Il mio - spiega Giannella - vuole essere un piccolo gesto di restituzione a una squadra di professionisti della salute che ammiro e che è impegnata in una sfida dalle proporzioni inedite"

Il giornalista Salvatore Giannella lancia una originale iniziativa che lui stesso illustra: "una telegrafica breve newsletter, Caffè Ippocrate, che ogni mattina, dal lunedì al venerdì, raggiungerà medici, infermieri e operatori sanitari della Romagna. Una "presa della pastiglia" di storia e storie della scienza medica e dell'umanità della Romagna. La prima pastiglia è dedicata a Isotta Gervasi, la prima donna medico condotto in Italia". 

"Il mio - spiega Giannella - vuole essere un piccolo gesto di restituzione a una squadra di professionisti della salute che ammiro e che è impegnata in una sfida dalle proporzioni inedite".

La prima "pastiglia" di Caffè Ippocrate

Una sera a Madrid ho assistito alla rappresentazione teatrale “Una notte al Prado”, scritta dal Tonino Guerra spagnolo, Rafael Alberti. Racconta la storia, risalente alla guerra civile, di un gruppo di custodi del museo più importante della capitale spagnola presa d’assedio dalle truppe golpiste di Franco. Gli assediati stanno per arrendersi quando, per la creatività di Alberti, gli eroi della storia spagnola raffigurati nei quadri si concretizzano, scendono dalle pareti e vanno a confortare i custodi dell’arte dicendo loro: “Resistete, resistete, resistete. Voi siete dalla parte giusta!”. Ho pensato a quell’immagine suggestiva nel proporre Caffè Ippocrate, un’immaginaria “presa della pastiglia” che mi piace offrire ogni mattina a voi, medici, infermieri e operatori sanitari di ogni genere, assediati da un subdolo virus cui si sono aggiunti anche criminali vandali, come dimostra l’episodio delle vostre auto danneggiate a Rimini. Mi piace immaginare che dalle mura degli ospedali romagnoli si concretizzino uomini e donne che, per le loro doti, possono essere inclusi nella grande squadra degli scienziati di fama nazionale e internazionale e che vi incitino a resistere e a vincere questa battaglia inedita. Inizio questo viaggio tra di loro, circondato da libri meritevoli di attenzione (Scienziati di Romagna, Morgagni a Forlì, Utimo del colera…) e portandovi ogni mattina un frammento del loro Dna. Buona lettura.

Ho scoperto da poco uno dei tanti primati della medicina di Romagna. Isotta Gervasi (Castiglione di Cervia, 21 novembre 1889 – Modena, 17 giugno 1967) è stata la prima donna medico condotto d’Italia. Pima di otto sorelle, Isotta Proserpina Saffa Gervasi (questo il suo nome completo) fu amica di Grazia Deledda, la scrittrice premiata con il Nobel, che dal 1920 al 1935 trascorse le vacanze a Cervia in un “nido creativo” che oggi si affaccia sul lungomare della città ravennate, vicina alla casa di viale Colombo dove abitava Isotta. Si incontrarono alle Terme di Fratta e Grazia le dedicò un articolo sul Corriere della Sera nell’agosto del 1935: “La dottoressa è bella, elegante, alla sera si trasforma come la fata Melusina, con i suoi vestiti e i suoi gioielli sfolgoranti e gli occhi e i denti più sfolgoranti ancora: una fata lo è anche davanti al letto del malato, sia un principe o un operaio, al quale, oltre alla sua cura sapientissima, regala generosamente bottiglie di vino antico, polli e fiori. Il suo nome è Isotta”.

Oggi in Romagna la ricordano con toni quasi leggendari: la “dottoressa dei poveri” o “l’angelo in bicicletta”. , mi ricorda la storica cesenate Elena Gagliardi che l’ha presentata recentemente all’Università della terza età a Cervia.
Nel 1965 la Fondazione Carlo Erba le assegnò il premio Missione del medico.

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