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Cronaca

Dibattito sulle attese infinite al Pronto soccorso, i medici di base: "Non scaricate su di noi"

Attese infinite al pronto soccorso dell'ospedale di Forlì, malati stipati per ore nella sala d'attesa, spesso doloranti. Il dibattito aperto su ForlìToday si arricchisce di un'altra voce

Attese infinite al pronto soccorso dell'ospedale di Forlì, malati stipati per ore nella sala d'attesa, spesso doloranti. Il dibattito aperto, su ForlìToday, dalla protesta di un utente del pronto soccorso che si è trovato ad attendere nove ore per essere visitato sulle conseguenze di una caduta dalla scale, con traumi ed escoriazioni varie non gravi, tra cui uno anche alla testa, vede ora l'intervento dei medici di medicina generale.

L'utente, lo ricordiamo, ha fatto accesso al pronto soccorso dopo le 15 e intorno a mezzanotte ha rinunciato alle cure del pronto soccorso, firmando il modulo di autodimissioni senza mai vedere il medico e dopo aver passato nove ore dolorante in sala d'attesa. Il trentenne forlivese coinvolto in questa vicenda la visita medica l'ha vista solo il giorno dopo, recandosi a pagamento al servizio di pronto intervento di Villa Serena. Sull'episodio è intervenuto anche il Movimento 5 Stelle qualificando l'episodio come “andazzo di sanità da terzo mondo”.

Nella sua replica l'Ausl ha respinto con forza l'etichetta di “sanità da terzo mondo” e ha dettagliato tutte le urgenze prioritarie del Pronto Soccorso che avevano la precedenza rispetto al caso del cittadino che quel pomeriggio ha atteso nove ore, spiegando inoltre che l'utente era stato correttamente valutato dal personale del triage (che qualifica i casi in base alla gravità) e che all'utente, nell'attesa, erano stati comunque somministrati degli anti-dolorifici. Tuttavia c'è da specificare che nessuno ha mai messo in dubbio le competenze professionali del personale della medicina d'urgenza, ma resta la questione dell'organizzazione e del dimensionamento, senza contare che un cittadino è stato per circa nove ore  in una struttura sanitaria pubblica e alla fine ne è uscito senza una reale valutazione medica dei suoi traumi, con i rischi connessi alla sua salute.

Un tirocinante ha anche dato l'altro punto di vista, quello di chi lavora dall'altra parte del bancone del triage del pronto soccorso, parlando di utenza spesso maleducata e impaziente. Senza mettere in discussione il legittimo principio delle priorità, come vengono gestiti i codici bianchi e verdi al Pronto Soccorso? Funzionano i sistemi che dovrebbero fare filtro prima che i casi più lievi arrivino al servizio delle urgenze dell'ospedale? In molti hanno esperienza che la risposta-base del medico di famiglia, organizzato ora in nuclei di cure primarie, e della Guardia Medica, nel dubbio, sia “Vada al Pronto Soccorso”. E d'altra parte spesso e volentieri questi medici non dispongono degli strumenti tecnologici per fare esami e una diagnosi completa. Sempre nel dibattito un'altra cittadina ha suggerito di consegnare un questionario anonimo al pronto soccorso, per verificare se il paziente ha interpellato Guardia Medica e medico di famiglia prima di fare accesso e che tipo di risposta abbia ricevuto.

E proprio su questo punto interviene ora Marco Ragazzini, segretario provinciale della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale): “Il caso da cui è partita tutta questa discussione poteva benissimo essere affrontato nell'ambulatorio del nucleo di cure premiarie (che è aperto almeno 8 ore al giorno) evitando inutili disagi e sofferenze al paziente”.

Continua Ragazzini: “Sento il dovere di rispondere all'ennesimo tentativo di coinvolgere i medici di medicina generale nei problemi di funzionamento del Pronto Soccorso forlivese. I cittadini che frequentano i nostri ambulatori vedono la mole sempre più crescente di problemi che qui si riversa. Ogni giorno il Medico di Medicina Generale fornisce prestazioni ambulatoriali ad oltre 70 utenti, con picchi di oltre 120 nei mesi invernali, a cui poi si aggiungono le visite domiciliari agli ammalati più gravi e tutta una serie di sempre più pesanti e complicate incombenze burocratiche. In pratica un un medico di base gestisce, da solo, con l'eventuale aiuto delle infermiere e delle segretarie a lui collegate, l'equivalente di un reparto di geriatria-oncologia di 30 letti, di un servizio di medicina ambulatoriale, di un servizio di presa in carico della patologia cronica, di un servizio di consulenza sociosanitaria ed anche di un servizio dedicato alle emergenze territoriali”.

Ed ancora: “Basta entrare nelle nostre sale d'aspetto per qualche minuto per rendersi conto di ciò. I Nuclei di Cure Primarie (NCP) strutturati (ormai diffusi su tutto il territorio romagnolo) nascono proprio per affrontare, in modo più strutturato, alcune di queste attività ed i risultati sono stati già da tempo misurati e consolidati. Per esempio nell'ambulatorio per l'emergenza del NCP Forlì 2 intercettiamo e risolviamo quotidianamente dalle 10 alle 15 emergenze (si tratta di codici verdi, ma anche di codici gialli). Sono, perlopiù eventi traumatici e coliche addominali, che riusciamo a gestire con successo grazie all'ottimo servizio di radiologia d'emergenza a cui possiamo accedere, ottenendo radiografie urgenti in tempi brevissimi. Certo che se vi fossero ulteriori supporti e percorsi preferenziali concordati per i pazienti da noi gestiti, potremmo fare di più”.

I medici di medicina generale buttano quindi la palla nel campo dell'Ausl: “In realtà già da molti mesi dal sito dell'Ausl della Romagna sono addirittura spariti gli elenchi delle sedi dei Nuclei delle Cure Primarie (cosa da noi segnalata più volte) e quindi gli utenti hanno difficoltà ad individuare il NCP a cui afferisce il proprio medico. Ci stiamo già attivando per risolvere autonomamente il problema utilizzando le risorse di Google Maps, ma se intervenisse l'Ausl, sarebbe tutto più semplice.  Quando erano disponibili i sopraccitati elenchi, era lo stesso triage del PS che informava i pazienti di questa possibilità alternativa. Un'ultima considerazione sull'argomento, il costante aumento dell'età media della popolazione e la sempre più evidente carenza di personale sanitario (medici ed infermieri) richiederebbe una ristrutturazione ragionata di tutto il sistema, mentre quello che si nota è solo un progressivo sovraccarico di compiti sui servizi di prima linea cioè Pronto Soccorso e Medicina Generale. Per esempio, ora tutto passa dal Pronto Soccorso, anche pazienti gravi dimessi da poco, se hanno problemi devono passare da lì, perchè i medici dei reparti sono sempre di meno ed oberati di lavoro e non possono più gestire quelli che una volta erano gli "accessi diretti". Così non si va da nessuna parte e cercare i capri espiatori negli operatori che si trovano in prima linea è un "non senso" controproducente”.

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