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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

La fontana che non vide mai piazza Saffi, la proposta di Zelli: "Una vasca fiorita... come la fiasca"

Un'idea arriva dallo storico locale Gabriele Zelli, che è stato anche l'assessore del Comune di Forlì che fece il primo passo per preservare il manufatto, ora nel magazzino comunale di via Ravegnana

Come valorizzare quello che resta della fontana che doveva adornare piazza Saffi e che per circa un decennio andò a comporre una fontana presente davanti alla stazione? Un'idea arriva dallo storico locale Gabriele Zelli, che è stato anche l'assessore del Comune di Forlì che fece il primo passo per preservare il manufatto, ora nel magazzino comunale di via Ravegnana. La storia della "tazza" della fontana, dal 1932 ad oggi,  è ben tracciata, sia per quanto riguarda la sua realizzazione - pensata per essere posizionata per una fontana mai realizzata in piazza Saffi davanti al Palazzo delle Poste, come ha indicato uno studio di un cittadino forlivese, Daniele Marzelli -, sia poi per il successivo impiego in una struttura più grande, una fontana littoria davanti alla stazione ferroviaria, che sopravvisse per un decennio come ha documentato Piero Ghetti anche con foto dell'epoca. Distrutta la fontana in un bombardamento del 1944, inizia l'oblio della vasca in granito rosa. A ricostruire i suoi decenni di abbandono nel Dopoguerra è infine lo storico Gabriele Zelli, che lancia una proposta: posizionarla nei futuri Giardini dei Musei del San Domenico, come bene pubblico e un pezzo della nostra storia da riutilizzare.

Scrive Zelli: "Mi ha fatto molto piacere leggere che Daniele Marzelli si sia interessato a quello che è rimasto della fontana che doveva essere collocata inizialmente in piazza Saffi, davanti al Palazzo delle Poste e dei Telegrafi, e invece fu realizzata davanti alla Stazione ferroviaria. Fontana che, com'è noto, fu semidistrutta da un bombardamento il 25 agosto 1944. In quella terribile giornata 23 bombardieri sganciarono nel centro della città numerose bombe provocando morti, feriti e distruzioni. Il vero obiettivo era ancora una volta la stazione e la ferrovia. Venne commesso un errore di puntamento da parte della squadriglia aerea alleata che operò su Forlì, tanto che la maggior parte del carico di bombe cadde in piazza Saffi. Alcuni ordigni centrarono comunque il piazzale esterno della stazione, la parte interna, con ulteriore aggravamento dello stato delle infrastrutture colpite in precedenza più volte in particolare il 19 maggio. Colpirono anche l'inizio del viale e una bomba centrò la fontana, che da allora non è stata mai più ricostruita".  

vasca fontana piazza saffi-3

Continua Zelli: "La parte rinvenuta in ottimo stato da Daniele Marzelli presso il deposito dei giardinieri del Cimitero Monumentale si trova in quel luogo da una trentina di anni, da quando la feci togliere da sotto la fontanina dei giardini della Rocca di Ravaldino, dove giaceva da qualche decennio, irriconoscibile, perché in gran parte ricoperta di terra. L'allora responsabile del Servizio Verde e Arredo urbano, il geometra Euro Camporesi, si adoperò affinché fosse prelevata senza che si rompesse e la fece portare dove si trova tuttora".

VIDEO - La vasca della fontana che doveva sorgere in piazza

Quindi la proposta: "La ricerca di Marzelli fa porre di nuovo l'interrogativo sull'uso possibile della parte superstite dell'ex fontana. A suo tempo proposi di utilizzarla come addobbo riempiendo la vasca di terra e piantandoci dei fiori. La proposta non ebbe esito perché si optò per verificare se era fattibile, a partire da quel pezzo, la realizzazione di una fontana nel piazzale della Stazione ferroviaria al posto dell'aiuola centrale. Anche questa ipotesi tramontò perché il preventivo redatto indicava un costo elevatissimo in gran parte determinato dalla necessità di costruire gli impianti e la condotta per rifornire di acqua la fontana". Ed infine: "Ora che si sta realizzando un'area verde davanti ai Musei San Domenico, si potrebbe collocare il manufatto in questione adeguamente abbellito in questo luogo una volta terminati i lavori, in modo da avere una grande "vasca fiorita" che faccia anche da richiamo alla "Fiasca Fiorita". Questo capolavoro conservato nel prospiciente museo fu donato nel 1838 da Pietro Guarini (ex-proprietario anche dell’Ebe del Canova), assieme ad altri 5 quadri, alla Pinacoteca di Forlì, da lui stesso fondata".

Conclude Zelli: "Considerata una della più belle nature morte di tutti i tempi, la “Fiasca fiorita” di Forlì è un dipinto di cui non è stato ancora risolto il mistero, come fu sottolineato in occasione della grande mostra "Fiori. Natura e Simbolo dal Seicento a Van Gogh". Non è stato, infatti, identificato il suo autore. Sono stati fatti molti nomi, tutti più o meno plausibili, quelli che appaiono più vicini alla realtà restano Caravaggio e Cagnacci. Anche se il quesito è, probabilmente, destinato a rimanere insoluto, una cosa è certa: si tratta di un quadro eseguito non da uno specialista - cioè da un pittore che riproduceva solo fiori, appartenente al gruppo dei cosiddetti “Fioristi” - ma da un grande maestro appartenente alla categoria, allora considerata la più prestigiosa, dedita alla rappresentazione della figura umana, quindi alla pittura sacra, e al ritratto. Tutto quanto sopra sintetizzato darebbe anche la possibilità di raccontare una parte importante della storia di Forlì". 
 

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