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Bartolini (Pdl) contro l'Ausl Unica: "Non faremo da cavie"

Per essere valutato con rigore e onestà intellettuale in vista di una decisione da assumere in piena consapevolezza, un progetto tanto ambizioso e imponente richiede un’analisi dettagliata dei costi e dei benefici

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

Dopo   il plauso di condivisione fatto al Sindaco Balzani nei giorni scorsi per essere venuto sulle mie storiche posizioni politiche contrarie ad HERA, a chi come il sottoscritto, per diversi mesi si è  trovato  da solo ad abbaiare  alla luna dichiarandosi fermamente contrario alla fusione a freddo delle sole AUSL Romagnole in una “Auslona unica” mentre l’intera Emilia mantiene intatti tutti i suoi “feudi sanitari”,  non può non far  piacere registrare la posizione del Sindaco Balzani e di altri autorevoli esponenti del PD forlivese che oggi propongono una pausa di riflessione.

Ci convince poco, infatti, l’idea che per contenere costi gestionali e operare risparmi amministrativi si debba dar vita ad un’unica mega Ausl con un bacino di utenza costituito da oltre un milione e centomila cittadini e un bilancio di 2 miliardi di euro. Soprattutto in considerazione del fatto che per le Ausl dell’Emilia non è previsto analogo progetto di accorpamento. La domanda si impone: perché i cittadini romagnoli debbono fare da cavia e sulla loro pelle – in senso letterale! – la Regione deve sperimentare nuove formule organizzative e nuovi modelli di articolazione e funzionamento di un servizio tanto delicato quanto quello sanitario?

Per essere valutato con rigore e onestà intellettuale in vista di una decisione da assumere in piena consapevolezza, un progetto tanto ambizioso e imponente richiede un’analisi dettagliata dei costi e dei benefici, uno studio sulle opportunità e sulle criticità, una simulazione trasparente degli scenari possibili. Nulla di tutto questo, però, ad oggi, è a disposizione di chi, amministratori locali e personale della sanità, deve dare il proprio assenso al progetto. Senza analisi, studi, simulazioni e dati non è possibile prendere una decisione razionale e il rischio è quello di delegare ogni scelta ai tecnici e agli amministratori della Regione. Sembra questa, al di là dei proclami sui percorsi di partecipazione e di condivisione dal basso del progetto ritualmente sbandierati dal centro-sinistra, la strada imboccata.

Le nostre comunità e gli amministratori del territorio chiedevano ben altro: un lavoro, a partire dal basso, di analisi dei bisogni e dei servizi, dei costi, della dislocazione delle funzioni. Prima il progetto complessivo con tanto di obiettivi, mezzi e tempi da rispettare e solo dopo il contenitore giuridico, vale a dire la legge regionale e l’individuazione della direzione generale unica.

La Giunta regionale, invece, ha improvvisamente rovesciato il percorso e oggi ci troviamo ad affrontare il disegno di legge che norma la figura del direttore senza aver un quadro preciso di come sarà articolata l’organizzazione della mega Ausl. Delle Ausl dell’Emilia, naturalmente, nessuna menzione. Ciò è inaccettabile. Se accorpamento deve essere, allora deve interessare tutte le ausl della regione e non solo quelle della Romagna. Lo scenario che si profila per noi cittadini romagnoli è da incubo: fare da cavia per la sperimentazione delle alchimie di ingegneria istituzionale e organizzativa su area vasta imposte dall’alto da esperti e amministratori della Regione. I precedenti che ci riguardano non sono incoraggianti ma guai a disturbare il manovratore regionale. Hera docet.

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