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A Dovadola la quarta Festa della Beata Benedetta Bianchi Porro con il cardinale Oscar Cantoni

 Il cardinal Cantoni è il 24° “principe della chiesa” che viene a Forlì e il 21° che sale fino a Dovadola per pregare e venerare Benedetta

Proseguono gli appuntamenti liturgici proposti dalla Diocesi di Forlì-Bertinoro per la quarta Festa della Beata Benedetta Bianchi Porro, a 59 anni dalla sua scomparsa. Il momento culminante si è svolto lunedì nella Badia di Sant’Andrea a Dovadola, il luogo dove dal 1969 sono custodite le sue spoglie terrene: alle 11 il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, ha celebrato la Messa solenne insieme a monsignor Livio Corazza, vescovo di Forlì-Bertinoro (che proprio quel giorno ricorda il quinto anniversario della nomina episcopale) e dal parroco di Dovadola, don Giovanni Amati.

Alla liturgia hanno partecipato i parrocchiani, familiari, devoti e amici di Benedetta, che sono arrivati da diverse parti d’Italia. Da quest’anno, il 23 gennaio è anche la festa patronale di Dovadola: merito del Consiglio comunale, che ha deliberato all’unanimità il 21 dicembre scorso, previa consultazione con la stessa Diocesi e il “placet” del Vaticano. Il cardinal Cantoni è il 24esimo “principe della chiesa” che viene a Forlì e il 21esimo salito fino a Dovadola per pregare e venerare Benedetta.

Celebrata la quarta festa della Beata Benedetta Bianchi Porro con il cardinale Oscar Cantoni

Nominato vescovo di Crema il 25 gennaio 2005, è membro della commissione episcopale della Cei per la pastorale vocazionale e i seminari. Dal 2010 è gran priore per l’Italia Settentrionale dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il 4 ottobre 2016 è stato nominato vescovo di Como e il 27 agosto 2022 creato Cardinale. Dal 13 luglio 2022 è membro del Dicastero per i vescovi. La sepolta viva dovadolese, Benedetta Bianchi Porro, perì neanche 28enne è morta alle 10.40 del 23 gennaio 1964 a Sirmione del Garda, dopo anni di sofferenze indicibili.

"Siete fieri di avere la beata Benedetta Bianchi Porro come vostra concittadina e patrona, ne tenete viva la memoria, ma soprattutto spero che vi impegnate ad imitarne le virtù - ha detto il cardinale Cantoni durante l'omelia -.  Io ho avuto modo di avvicinarmi a questa dolce figura di giovane, modello di vita cristiana soprattutto per i giovani, attraverso la conoscenza del fratello di Benedetta, Corrado, perché abita a Como, città di cui sono vescovo. La beata Benedetta è una giovane, quindi sono soprattutto i giovani che possono attingere da lei stimolanti esempi di vita cristiana, sapendo che il Signore non ci chiede di impegnarci in particolari opere straordinarie, ma ci invita ad utilizzare la vita ordinaria, nelle condizioni normali, come occasione per amare, corrispondendo alla sua volontà".
 
"Benedetta amava la vita e voleva farne un capolavoro - ha proseguito -. Aveva scelto lo studio, quello assiduo e faticoso, al quale dedicare tempo ed energie, in vista di un futuro di servizio a vantaggio degli ammalati. E questo è già un primo insegnamento per i giovani. Comprendere a fondo per che cosa siamo fatti, per chi viviamo, elaborare un progetto di vita, è indispensabile per dare un senso compiuto alla propria esistenza. Il tutto, però, con entusiasmo e fiducia, ringraziando il Signore per il capitale di bene di cui ci ha dotati e saperlo utilizzare come occasione privilegiata per amare e prendersi cura concretamente degli altri. Benedetta, progettando di impegnarsi nella professione medica non aveva certo in mente di utilizzare questa posizione come un mezzo di guadagno, né per una realizzazione esclusivamente personale.  Con la sua scelta dimostra di non voler salvare la propria vita, ma di perderla, ossia di donarla a imitazione di Gesù, che ci ha amati e ha dato tutto sé stesso per noi. Poi Benedetta affrontando coraggiosamente nella fede la sua vita con le varie malattie che le si sono progressivamente accresciute, ci insegna a adorare il Mistero di Dio, che per noi si presenta oscuro e spesso incomprensibile. Come sempre, Dio elegge le creature più deboli per confondere le forti, sostenendole con la sua forza, di cui non ci priva mai.
 
"Benedetta si è consumata fino a ridursi a un tenuissimo filo di voce, in una costante lucidità, in una progressiva pazienza, che l’ha portata a una gioiosa immolazione, in una semplicità che è segno eloquente di fanciullezza evangelica. Nel patire, infatti, si conosce il vero amore - ha concluso -. Benedetta si è affidata con fiducia e abbandono a Dio anche nelle difficoltà della vita, nelle scelte che sembrano incomprensibili. Si può proseguire il cammino, solo se si accetta che la nostra vita è nelle calde mani di Dio e tutto rientra nel suo progetto, che è sempre e per tutti un disegno d'amore. È l'esempio più luminoso che ci ha lasciato Benedetta e ciò che la accomuna ai grandi santi della Chiesa, una per tutti: la piccola Teresa di Gesù bambino di Lisieux. Ella ha scritto nel suo diario che “molti servono Gesù quando li consola, ma pochi sono disposti a tenere compagnia a Gesù che soffre nell’orto dell’agonia”. La morte come sacrificio, accettato per amore, come anche la morte come obbedienza, è il grande segreto di Benedetta. Essa ha saputo affidarsi completamente nelle mani del Padre, come Gesù, che dall’alto della croce ha gridato: “Padre nelle tue mani affido il mio Spirito”".

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