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Cronaca

Nascite in calo, Russo (Azione Cattolica): "La sfida da vincere è economica e culturale"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

"L’Italia si trova da anni con il numero più basso di nascite in Europa. Ogni anno è come se scomparisse una città di oltre duecentomila abitanti. Conosciamo già le cause della scarsa natalità (dati Istat: 15mila nascite in meno nel 2020 e già 12.500 in meno nei primi 9 mesi del 2021): tardivo raggiungimento dell’indipendenza economica e abitativa, carriere che sacrificano la famiglia, scarse politiche di conciliazione famiglia-lavoro, cultura familiare svilita. Senza dimenticare che fare un figlio costa: il 27% delle famiglie entra nella soglia di povertà relativa alla nascita del terzogenito e il terzo figlio è la seconda causa di povertà dopo la perdita del lavoro. 

La denatalità impone dunque di riconsiderare i paradigmi socioeconomici. Una comparazione ad ampio spettro permette anche di rinvenire quanto possa essere determinante nel favorire una cultura della natalità l’efficacia delle politiche a sostegno della famiglia: la certezza di poter usufruire di sussidi e servizi per i propri figli gioca un ruolo fondamentale nel tenere in armonia la condizione di lavoratore con quella di genitore. E da questa considerazione potrebbe partire una riflessione più ampia sulla famiglia, perché oggi in Italia uno dei fattori che contribuisce a dissuadere molti giovani dalla scommessa su una famiglia propria è la configurazione stessa della famiglia come uno svantaggio: legarsi in un tempo di cose effimere, assumersi la responsabilità di una nuova creatura davanti a modelli politici, istituzionali e sociali che fanno la corsa alla deresponsabilizzazione, darsi una regola di vita mentre il mondo viene deregolamentato; tutto questo appare sconveniente, anacronistico, forse addirittura inutile.

La sfida da vincere è economica e culturale. Servono bonus e assegni, certo. Serve innanzitutto un cambiamento di mentalità, di priorità da parte di tutti, singoli e comunità. Il passaggio da “famiglia che consuma” a “famiglia che genera”. Non è una trasformazione da poco.  È per questo che alle famiglie spetta la sfida di gettare ponti tra le generazioni per trasmettere i valori che costruiscono l’umanità. È urgente e basilare invertire la tendenza e rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita, a partire dall’essere umano.

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