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Cronaca

Il nuovo primario di Ostetricia e Ginecologia: "La svolta chirurgia mini-invasiva e minor tempo di degenza"

L'INTERVISTA - "A Forlì ho trovato una sanità di ottimo livello ed un'accoglienza degna della Romagna - dichiara Savelli -. Ora però c'è molto lavoro da fare"

Nuovo primario per l'Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì. Dal 10 maggio è operativo il dottor Luca Savelli, 49enne di Cesena, con alle spalle ben 25 anni d'esperienza all'ospedale “Sant'Orsola-Malpighi” di Bologna, dove nel 2004 ha assunto il ruolo di dirigente medico. Conseguito il diploma di laurea in Medicina e Chirurgia nel 1997 presso l'Università di Bologna, l'anno successivo ha acquisito l'abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo, per poi specializzarsi in Ginecologia ed Ostetricia nel 2002. “Ci tengo a sottolineare che sono romagnolo purosangue e sono tornato a casa - dichiara Savelli -. A Forlì ho trovato una sanità di ottimo livello ed un'accoglienza degna della Romagna. Ora però c'è molto lavoro da fare".

Cioè?
In particolar modo dal punto di vista organizzativo, per dare una svolta rispetto al passato alla Ginecologia di Forlì a cui tengo particolarmente. Accanto all'attività di prevenzione oncologica e alla cura delle neoplasie ginecologiche, voglio implementare la chirurgia mini-invasiva, ricostruttiva e non demolitiva dell'utero e dell'ovaia per le pazienti sterili, con endometriosi o con dolore pelvico cronico, e che richiede minor tempo di degenza, più rapidi tempi di recupero a domicilio e e minor ricorso a trasfusioni rispetto alla chirurgia tradizionale laparotomica. Questa sarà una svolta rispetto al passato.

Che ambiente ha trovato?
Una squadra di giovani colleghi molto bravi e preparati e allo stesso tempo disponibili alle innovazioni che chiedono di lavorare senza guardare agli orari. Arrivano da realtà diverse: c'è chi si è specializzato a Bologna, chi a Torino, chi a Roma e chi a L'Aquila. E' un ambiente quindi multiculturale e questo sicuramente rappresenta un valore aggiunto.

Una squadra importante a disposizione. Ha già in mente obiettivi sui quali focalizzarsi?
Rafforzare quello che l'Unità Operativa è stata finora, focalizzandoci sull'assistenza alla gravidanza fisiologica, prendendo in cura la paziente e non solo la patologia. L'attenzione alla fisiologia del parto è fondamentale, con poco ricorso ai cesarei, alle induzioni del travaglio e mimino ricorso all'episiotomia, cioè il taglio dei tessuti della vagina per favorire l'uscita del feto, bassissimo ricorso alla ventosa ostetrica, oltre che a favorire il rapporto della madre col neonato e l'allattamento.

Dal punto di vista strutturale come ha trovato l'Unità Operativa?
Abbiamo sale parto nuovissime, appena rinnovate, con tanto di vasche in camera e bagno, il che rappresenta un'autentica eccellenza. Inoltre ci sono sale operatorie nuove dedicate solo all'Ostetricia. Si può anche contare su personale anestesiologico, che garantisce di poter effettuare l'analgesia epidurale in travaglio h24, e anestesisti dedicati alla Ginecologia. Terminata l'emergenza Covid sposteremo il reparto di Ginecologia nell'ala nuova dell'ospedale “Morgagni-Pierantoni”.

Sono previste novità anche dal punto di vista tecnologico?
Siamo in attesa di una dotazione di strumenti ecografici di alta fascia e di aprire un servizio di ecografia ostetrica e ginecologica di secondo livello, che possa essere un riferimento sia per i medici degli altri ospedali che per i consultori e I ginecologi che lavorano privatamente. L'obiettivo è quello di valutare I casi di sospetta patologia e dare  un secondo parere ecografico. Voglio offrire alla popolazione la possibilità di accedere ad una struttura ospedaliera che prende in carico il caso dalla diagnosi alla terapia e dove le pazienti si sentano "accolte". 

L'epidemia da covid ha rivoluzionato l'organizzazione ospedaliera. Quali sono le misure di sicurezza adottate?
Il reparto è organizzato secondo le linee guida dell'Ausl Romagna. C'è una persona di riferimento per ogni degente che può venire negli orari prefissati se risulta negativa al tampone rapido, potendo anche assistere a tutto il travaglio ed al parto o presenziare nella degenza post operatoria. Ci sono al massimo due pazienti per camera. In questo modo la sicurezza di tutti è garantita e non ci sono ci sono casi di covid né tra il personale né tra pazienti.

Col covid è cresciuto il timore di presentarsi in ospedale, trascurando problemi di salute?
Si, putroppo. Cito un esempio: al Sant'Orsola il numero di gravidanze tubariche già rotte alla diagnosi è aumentato perchè le pazienti si presentavano tardi al pronto soccorso. Ci sono evidenze scientifiche a livello mondiale secondo le quali venendo a meno controlli periodici e screening alcune patologie neoplastiche o infarti miocardici si vedono in condizioni più avanzate.

Cambiamo argomento, vaccini anti-covid: le donne in gravidanza possono incorrere in problematiche?
Le donne in gravidanza nel terzo trimestre possono fare tranquillamente il vaccino a mRna (Pfizer o Moderna, ndr) secondo evidenze scientifiche recenti. Concetto che vale anche per le madri in allattamento.

Il vaccino può portare ad irregolarità nel ciclo mestruale?
No. Aggiungo inoltre che chi scopre di essere incinta tra la prima e la seconda dose di vaccino può rimandare la seconda dose di vaccino a gravidanza terminata se ad alto rischio. Inoltre non si rischiano malformazioni fetali.

E chi si ammala di covid?
Come per tutte le polmoniti virali (come quella da virus dell'influenza stagionale), le donne in stato di gravidanza possono avere conseguenze più gravi. Ma anche in questo caso non si rischiano malformazioni fetali a causa dell'infezione. In genere i neonati che nascevano con infezione grave da covid erano quelli le cui mamme hanno avuto una forma molto grave della malattia.

Un tema dolente è quello delle nascite
C'è una contrazione generalizzata da almeno dieci anni a questa a parte in tutt'Italia. Le cause sono riconducibili a politiche economiche stagnanti, al fatto che si ricerca la prima gravidanza ad un'età della donna avanzata, alle quali si aggiunge adesso la paura del futuro dopo la pandemia.

Cos'è per lei vivere l'ospedale, in particolar modo in un'Unità Operativa come la sua dove vengono alla luce nuove creature?
E' la realizzazione di un sogno. Questo in particolare di Forlì coniuga l'attività clinica, la ricerca e la didattica. Ho accettato questo incarico perchè qui si è aperta la Facoltà di Medicina. C'è quindi un substrato giovane, che deve andare a braccetto con l'attività di cura dei pazienti. Ho l'idoneità come professore universitario di prima e di seconda fascia. L'insegnamento di Ginecologia è al quinto anno di Medicina, quindi spero nel futuro anche nella chiamata per il ruolo di docente.

Cosa le ha insegnato questo anno d'emergenza sanitaria?
Che non ci si salva da soli. Servono manovre integrate di sanità pubblica, che coinvolgano tutte le figure professionali e la popolazione, che deve rispettare delle norme. E' importante disporre di un sistema sanitario che sia universalistico e disponibile per tutti e a cui tutti contribuiscano pagando le tasse. Inoltre è fondamentale l'integrazione con i servizi sanitari del territorio, intendo in questo caso consultori e medici di base per fare un esempio, con gli ospedali.

Un messaggio che vuole rivolgere alle donne?
Di guardare con ottimismo al futuro e di non aver paura di mettere al mondo un figlio, anche a costo di dover far sacrifici per la carriera e la realizzazione professionale. Come ho detto servono manovre di politica economica tali per cui le coppie giovani non vedano un figlio come un peso, ma come un investimento del futuro.

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