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Cronaca

Il nuovo primario di Medicina Interna: "La vita dei sanitari stravolta, ma grande capacità di adattamento"

L'INTERVISTA - E' operativo dal primo aprile il 52enne riminese Paolo Muratori, professore associato di Medicina Interna presso il Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita dell'Università di Bologna dall'autunno del 2019

Nuovo primario di Medicina Interna all'ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì. E' operativo dal primo aprile il 52enne riminese Paolo Muratori, professore associato di Medicina Interna presso il Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita dell'Università di Bologna dall'autunno del 2019, ed in possesso di Abilitazione Scientifica Nazionale per Professore di Prima Fascia. Diplomatosi al Liceo Classico “Giulio Cesare” di Rimini nel 1987, ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Bologna nel 1994, per poi acquisire l'abilitazione all'esercizio della professione di medico chirurgo e specializzarsi in Medicina Interna.

Qual è stato l'impatto con la realtà forlivese?
L'accoglienza è stata calorosa. Mi sono trovato fin da subito bene sia con l'equipe che la direzione sanitaria ed i colleghi degli altri dipartimenti. In questo mese e mezzo ho sperimentato solo aspetti positivi in un contesto di difficoltà dovuto all'epidemia da covid-19 che stiamo attraversando. Il primo consuntivo è assolutamente propositivo anche per quel che sono gli obiettivi futuri.

In cosa si possono concretizzare?
Intanto cercando di eliminare prima di tutto il problema che da oltre un anno e mezzo ci sta condizionando, ovvero il covid-19. La campagna vaccinale sta procedendo e contestualmente alla bella stagione i contagi stanno subendo un rallentamento. Questo si traduce in una riduzione progressiva dei pazienti ricoverati, poco oltre la trentina nel complesso. I reparti sono meno sotto pressione e solo uno è interamente dedicato al covid. Ad inizio aprile, quando sono arrivato, erano circa un'ottantina i contagiati i ricoverati. Quindi la decrescita è stata netta, chiara e consolante. L'obiettivo in prospettiva è mantenerla.

Come ha vissuto questo anno di pandemia?
La vita del personale medico e socio sanitario è stata stravolta ed abbiamo dovuto fare i conti con una realtà completamente nuova. Basti considerare un aspetto semplice, quello della vestizione al momento delle visite per cercare di limitare al massimo i rischi del contagio. Ho notato in tutti i miei colleghi una capacità di adattamento a questa situazione, facendo sì che le cose andassero meno peggio di come potevano andare.

Si può dire che vi siete costruiti attorno un'autentica corazza....
Si sono rafforzati anche i rapporti umani in questo periodo. C'era turbamento quando anche un collega rimaneva contagiato, finendo anche ricoverato in terapia intensiva. Io stesso ho avuto il covid nell'aprile dello scorso anno, ma fortunatamente in forma lieve con un po' mialgia e nessun problema respiratorio. Non ho avuto poi ulteriori conseguenze. Sono stati momenti che hanno comportato quindi una riflessione interiore. In quel momento c'era quindi una maggiore consapevolezza di quel che si stava rischiando.

Cosa si suggerisce di dire a chi ha ancora perplessità sul vaccino?
Capisco che ci possono essere di momenti di timore, ma al contempo è civicamente necessario fare il vaccino. Bisogna inoltre che medici ed organi d'informazione non eccedano troppo in sensazionalismi. Tutti in questa lotta abbiamo una responsabilità.

Archiviamo il discorso covid. In cosa consiste il dipartimento di Medicina Interna?
Attualmente è organizzato in due reparti, uno dedicato a pazienti con infezioni da covid-19 e generalmente con polmoniti ed un altro vengono ricevuti i pazienti con patologie che vanno generalmente dallo scompenso cardiaco, che manifestano problematiche ai bronchi o patologie gastroenterologiche, quindi tutto il corteo di patologie che rientrano nel contenitore della Medicina Interna che cerchiamo di gestire al meglio con l'aiuto doveroso dei consulenti che possono servirci.

Lei negli ultimi anni ha sviluppato temi di ricerca che hanno riguardato in particolare modo la patologia autoimmune del fegato (Epatite Autoimmune e Colangite Biliare Primitiva) e l’epatopatie croniche virali (Epatite B e C), la cirrosi epatica e le sue complicanze. Recentemente il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato diagnosi gratuite e accesso alle terapie Hcv per le persone nate tra il 1969 e il 1989. Come giudica questa iniziativa?
E' assolutamente positivo. Già da circa cinque anni ci sono dei farmaci antivirali ad azione diretta contro il virus dell'epatite, che ha la capacità di eradicare l'infezione nel 98-99% dei casi. Il numero di pazienti si è sostanzialmente ridotto grazie anche alla campagna di terapia per l'Epatite C, iniziata intorno al 2015. Adesso si tratta di individuare il sommerso, cioè quei pazienti in cui l'Epatite C è asintomatica nelle sue fasi iniziali e trattarla al fine di eradicarla in maniera definitiva.

E' anche professore associato. Pochi giorni fa c'è stata in ospedale l'inaugurazione ufficiale dei laboratori della Facoltà di Medicina di Forlì...
La freschezza che questi giovani e futuri dottori portano all'ambiente deve essere vissuta in modo stimolante.

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