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Cronaca

L'entroterra forlivese nella morsa del freddo e della neve. Oltre mezzo metro di bianca in Campigna

L'ondata di maltempo che sta investendo il Paese ha causato danni ingenti al comparto agricolo

L'entroterra forlivese nella morsa del freddo e della neve. Anche giovedì è continuato a nevicare al di sopra sui 300 metri, mentre i fiocchi hanno risparmiato la fascia pianeggiante, dove comunque la colonnina di mercurio è oscillata nella prima mattinata tra 2 e 3°C. Temperature sotto zero nella fascia pedemontana. Nella vallata del Montone la neve è caduta da Rocca San Casciano in su. La Statale Tosco Romagnola, presidiata dagli agenti del distaccamento di Rocca San Casciano, ha assunto tinte invernali da Bocconi fino al Passo del Muraglione, rendendo necessario l'azione dei mezzi spargisale e spazzaneve dell'Anas.

Neve sul Muraglione, il presidio della PolStrada di Rocca San Casciano (26 marzo 2020)

Imbiancata anche la diga di Ridracoli, che sicuramente vedrà la seconda tracimazione del 2020 tra pochi giorni. Il livello dell'invaso giovedì mattina era a quota 556,53 metri, a poco meno di un metro dal livello di sforo. Sono invece oltre 40 i centimetri caduti a Premilcuore. Fioccate copiose sul crinale. Mercoledì la stazione di rilevamento di Fangacci, a quota 1450 metri, lo spessore bianco superava i 50 centimetri. Giovedì il rilevamento delle 8.55 indicava 67 centimetri. Nelle prossime ore, complice un richiamo mite in quota per effetto di un minimo depressionario centrato sul Bacino del Mediterraneo, la nevicate saranno limitate al di sopra dei mille metri. Anche la giornata di venerdì si annuncia grigia e tratti piovosa, con temperature massime in aumento. Il weekend si annuncia variabile, con la colonnina di mercurio in ulteriore risalita.

Danni all'agricoltura

L'ondata di maltempo che sta investendo il Paese ha causato danni ingenti al comparto agricolo. Dal monitoraggio di Coldiretti emerge come "intere coltivazioni di carciofi, asparagi, bietole, finocchi, rape, cicorie e piselli pronte per la raccolta sono andate distrutte nei campi con il gelo che si abbattuto su piante da frutto in fiore pregiudicando le produzioni con una stima di milioni di euro di danni".

"La scure del gelo e della neve – continua la Coldiretti - si è abbattuta su piante di pesche, albicocche, susine, pere, mele e kiwi in piena fioritura o con già le gemme o i frutticini pronti a crescere ma anche sulle viti e sulle verdure in campo. Una situazione di difficoltà a macchia di leopardo lungo la Penisola con i danni più gravi dalla Lombardia al Emilia Romagna dalla Campania alla Puglia fino alla Sicilia dove gli agrumeti sono minacciati dalle precipitazioni intense".

Ma è allarme anche per le api presenti sul territorio nazionale, che sono state ingannate dal caldo e sono uscite dagli alveari ed ora rischiano di subire pesanti perdite. "Lo sbalzo termico primaverile ha colpito le campagne dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento che ha favorito il risveglio della natura con l’anticipo delle primizie di stagione che sono andate distrutte", evidenzia Coldiretti.

"Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che - conclude la Coldiretti - si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne".

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