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Cronaca

"Ospedali chiusi alle visite dei parenti, pazienti lasciati nel senso di abbandono di fronte alla malattia o la morte"

E' un quadro critico quello che emerge da una lettera accorata che chiede alle autorità sanitarie di tenere maggiormente in conto l'utilità del sostegno psichico e morale degli affetti più stretti, specialmente per gli anziani

Pazienti ricoverati in ospedale spesso e volentieri senza il supporto dei parenti, a causa delle grandi difficoltà di accesso per amici e parenti. E' un quadro critico quello che emerge da una lettera accorata che chiede alle autorità sanitarie di tenere maggiormente in conto l'utilità del sostegno psichico e morale degli affetti più stretti, specialmente per gli anziani. 

Scrive una cittadina nella sua lettera: “Dopo due anni di pandemia, gli ospedali sono ancora blindati. Non parliamo dei reparti Covid che giustamente sono ad alto rischio contagio, parliamo di reparti ospedalieri in cui sono ricoverati pazienti con altre patologie, talvolta anche gravi, privati dell’assistenza morale, di una parola di conforto che solo un famigliare può dare, privati della possibilità di vedere un volto caro, chiusi in un ambiente che dopo mesi di isolamento li conduce alla più totale alienazione e solitudine”.

IL CASO - L'intervento di Bentivogli (Lega)

Il timore è che alcuni malati gravi percepiscano un senso di abbandono: “Taluni malati perdono la cognizione del tempo, provano sentimenti di abbandono e senso di colpa, magari perché troppo anziani per capire che ai propri cari è vietato l’accesso persino per soli 10 minuti al giorno. La visita di un marito, moglie, figlio o nipote, potrebbe costituire un fondamentale sostegno di fronte alla paura della malattia e talvolta della morte stessa, una medicina preziosissima che nessun ospedale, per quanto bravo e professionale sia il personale di un reparto, può fornire ad un malato”.

“Talvolta peraltro all’accettazione dei presidi ospedalieri i parenti vengono trattati come persone scomode, invadenti che pretendono qualcosa di vietato e che disturbano l’incessante routine dei vari reparti. Insomma, una totale follia, soprattutto se si pensa che quei minuti di visita sono preziosi per chi soffre e continuano a dare valore e contenuto ad una vita di sofferenza, difficile da accettare e da affrontare in solitudine. Ma in questi anni appare sempre prioritario il virus, anche quando con tutti i presidi di sicurezza sarebbe possibile garantire questo diritto imprescindibile di visita di un famigliare. I protocolli di sicurezza per la prevenzione del Covid 19, invece, hanno preso il sopravvento anche rispetto al buon senso, all’umanità ed alla dignità delle persone. Se continueremo sulla strada intrapresa potremo affermare con certezza che il Covid19 ha vinto la sua spietata battaglia, perché è riuscito a spegnere la vita (quella vera, basata sugli affetti, sui sorrisi e sugli abbracci) ben al di là di coloro che è riuscito ad infettare realmente”, conclude la lettera.

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