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Cronaca Forlimpopoli

Stabilimento Amadori, la sindaca va avanti: "Progetto presentato in modo distorto. Ed ora risolti gli odori e le altre criticità"

Il Comune di Forlimpopoli intende procedere nel sostenere il progetto di insediamento dello stabilimento logistico di Gesco (Gruppo Amadori) nella zona di San Leonardo, una struttura di circa 65mila mq di estensione

Il Comune di Forlimpopoli intende procedere nel sostenere il progetto di insediamento dello stabilimento logistico di Gesco (Gruppo Amadori) nella zona di San Leonardo, una struttura di circa 65mila mq di estensione, su una superficie totale dell'area di 258mila mq, per una previsione di 80-100 nuovi posti di lavoro. In passato Amadori aveva stimato l'investimento in circa 100 milioni di euro. Contro l'insediamento, tuttavia, si sono mosse diversi voci contrarie, tra cui quella dell' "Associazione per la salvaguardia e la tutela del territorio", che spiega di aver già raccolto 500 firme in calce ad una petizione, oppure quella del nuovo Brn Village, che si trova a poca distanza dal lotto edificabile e che teme per "i possibili cattivi odori su un'area vocata al benessere", dove Brn ha realizzato un avanzato "bike park".

La scelta annunciata da Amadori  - e poi anche formalizzata in Comune lo scorso dicembre - di procedere alla realizzazione di uno stabilimento solo logistico, e non più produttivo e logistico (il progetto fin dall'inizio ha prospettato i due scenari, quella scartato prevedeva il doppio dei posti di lavoro), trova il sostegno della sindaca Milena Garavini. La prima cittadina di Forlimpopoli ha convocato una conferenza stampa, assieme a Sergio Morelli (consigliere di zona San Leonardo) e Adriano Bonetti (assessore ai Lavori pubblici) perché ci sono "rappresentazioni di questo intervento che non corrispondono alla realtà, rappresentazioni di qualcuno che ha esageratamente enfatizzato le sue criticità". La sindaca rileva però che "si comprendono le preoccupazioni di una parte della cittadinanza ed è per questo che è corretto per tutti fare alcune puntualizzazioni".

La critica della sindaca: "Comprendiamo la volontà dei cittadini di voler conoscere e chiarire il progetto, ma il dibattito va riportato sui binari della realtà. Gli investimenti imprenditoriali sono determinanti per il benessere della comunità e non ci sfugge l'importanza di un'azienda di primo piano come Amadori, il cui interesse mostra che c'è un'attrattività del territorio. Ci spiace quindi che alcune comunicazioni sviliscano tutto questo, dando di Forlimpopoli un'immagine offuscata e negativa, e mi dà particolare disagio quando a dare quest'immagine venga da altri imprenditori, anche quelli arrivati poco prima, dal momento che abbiamo dato parità di trattamento a tutti, come impone la legge".

Colpisce senza dubbio la mobilitazione sorta a Forlimpopoli sul progetto Alppaca di Amadori quando nelle aree limitrofe, già nel comune di Forlì, stanno sorgendo insediamenti produttivi anche maggiori o equivalenti, come per esempio il grande polo logistico nell'area ex Querzoli-Ferretti che ha portato i confini della zona industriale di Villa Selva fino alla via Emilia, oppure il maxi-polo logistico da quasi 100mila mq su via Mattei appetibile, per dimensione, ai grandi operatori mondiali dell'e-commerce come Amazon. Perché tanto dissenso a Forlimpopoli e non a poche centinaia di metri, pur a parità sostanziale di condizioni urbanistiche? "Me lo sono chiesto anche io questo - chiosa Garavini -. Ritengo che sia dovuto ad atteggiamenti distorti di qualcuno. Mi auguro però ora che con i chiarimenti che daremo si torni sui binari della dialettica e del confronto".

Quindi andando nel dettaglio delle questioni spiega: "Tutti amiamo Forlimpopoli, così profondamente a tal punto che crediamo che occorra valutare tutte le opportunità per il territorio e i suoi abitanti, non mettendo in contrasto sviluppo e lavoro da una parte e ambiente e salute dall'altra: questa è un'impostazione fuorviante perché si possono tenere assieme vari aspetti", dice Garavini, che ripercorre poi il piano urbanistico del 2006, discusso fin dai primi anni Duemila, "che contiene questa destinazione dell'area da oltre vent'anni, prima di proprietà di Sapro (l'ex azienda pubblica per l'insediamento industriale, ndr) e poi dal 2021 di Gesco, che l'ha acquisita alle aste fallimentari". E se quell'area industriale è lì è perché "già dagli anni '90 si è fatta la scelta di realizzare in quella zona uno scalo merci ferroviario che non è di Forlimpopoli, ma di tutta la Romagna". Per cui questo insediamento industriale "a 500 metri dalla Marcegaglia è coerente da tempo con una vocazione logistica della zona". Inoltre è in via di realizzazione la nuova bretella del collegamento veloce Forlì-Cesena di 1,2 km.

E non manca una frecciatina: "Chi negli anni '90 ha venduto l'area a Sapro, i residenti dell'epoca che in gran parte sono gli stessi di ora, sapevano a quale utilizzo sarebbe andato incontro quel terreno. Le aree furono cedute a prezzi non indifferenti, anche di 40 euro al metro quadro". Per quanto riguarda invece Gesco-Amadori, il progetto è stato valutato dal 2021 per quasi due anni di conferenze dei sevizi, "mentre per i cittadini abbiamo fatto un'assemblea a luglio, solo 8 giorni dopo il deposito del progetto, con un volantinaggio casa per casa per avvisare della riunione, poi molto partecipata, con i tempi delle osservazioni portati da 2 mesi a 4 mesi e 33 osservazioni pervenute, anche molto articolate", spiega Garavini assieme a Morelli. Che non si dica, insomma, pare voler dire la sindaca, che non c'è stato coinvolgimento della popolazione.

"Mi è dispiaciuto leggere frasi del tipo 'Tanto gli enti non controllano', minando il lavoro di enti che hanno operato con serietà dato che c'è stata una valutazione scrupolosa da parte di tutti". In ogni caso, dopo che Amadori ha comunicato di voler proseguire col solo scenario logistico, molte delle problematiche - per la prima cittadina di Forlimpopoli - si andrebbero ad appianare. "I motivi che hanno causato le maggiori preoccupazioni sono praticamente scomparsi: si azzerano i problemi sugli odori e sul consumo di gas. Per l'acqua, che comunque sarebbe stato riciclata e riutilizzata, viene fortemente ridimensionato il consumo, così come per l'energia elettrica, dal momento che viene confermato un impianto fotovoltaico da un megawatt, che coprire buona parte del fabbisogno. Per i rumori scompaiono quelli collegati agli impianti di produzione; le altezze, giudicate eccessive di 24 metri, riguardano solo le celle frigorifero, una parte del tutto residuale del complesso dello stabilimento".

E per l'inquinamento atmosferico "l'azienda ovviamente adotterà tutte le tecnologie e il problema maggiore è il traffico generato, che viene mitigato e compensato con la piantumazione di duemila piante e 10 ettari che restano a verde, di cui 4 passeranno al Comune". "Tra le opere di compensazione c'è un archivio per il Comune, di cui avevamo bisogno da tempo, una pista ciclabile raccordata a quella di San Leonardo e due bretelle per raccordare alla nuova viabilità via Paganello e via Savadori", conclude l'assessore Bonetti.

Planimetria progetto Alppaca

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