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Cronaca

Pioggia di fulmini concentrata nella zona industriale di Coriano: l'esperto meteo Pierluigi Randi spiega la genesi del nubifragio

Giovedì mattina saette e tuoni hanno dato la sveglia alla città, che nel giro dei pochi minuti è finita paralizzata per un concatenersi di eventi che nemmeno il miglior Alfred Hitchcock sarebbe stato in grado di immaginarsi

Spesso sfiorata dai fenomeni violenti, questa volta è toccato a Forlì subìre gli effetti dei fenomeni atmosferici. Giovedì mattina saette e tuoni hanno dato la sveglia alla città, che nel giro dei pochi minuti è finita paralizzata per un concatenersi di eventi che nemmeno il miglior Alfred Hitchcock sarebbe stato in grado di immaginarsi. I primi colpi di tuono intorno alle 7, poi da lì a poco un cielo sempre più cupo e minaccioso, dalle tonalità giallo-scure, il calar del buio, il flash di lampi e saette (circa un centinaio, molti nube-terra e concentrati nella zona industriale di Coriano, come si evince dalla mappa) e il violento acquazzone, vero e proprio nubifragio in alcune zone della città.

Fenomeni che hanno provocato allagamenti di numerose strade, alcune delle quali trasformate in fiumi e laghi, con i Vigili del Fuoco chiamati ad un autentico tour de force, in una mattinata resa ancor più complicata da quanto stava accadendo sul sistema Tangenziale di Forlì: un'auto a fuoco prima in direzione monte all'altezza dello svincolo di Coriano ed un incidente nel tunnel "Ravegnana" direzione zona industriale lungo l'Asse di Arroccamento. Ma cosa è accaduto esattamente dal punto di vista atmosferico?

A fare chiarezza è Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti): "Il passaggio di un debole fronte freddo lungo l’Adriatico, ha introdotto, tra la notte e il primo mattino di giovedì, un moderato afflusso di aria più fredda proveniente da nord-est che nei bassi strati è andato a confluire, sul settore occidentale della Romagna, con una debole corrente occidentale assai umida che tipicamente si instaura nelle ore notturne, legata alla circolazione locale e alla presenza del vicino Appennino. Sulla linea di confluenza tra i due flussi, collocata approssimativamente lungo l’asse della via Emilia, si sono innescati moti verticali che, grazie alla presenza di aria fredda in quota coincidente col passaggio di un veloce nucleo di vorticità da nord-ovest, hanno determinato la formazione di temporali sparsi, più forti a ridosso dei rilievi anche per il sollevamento forzato operato sopravvento dalle correnti da nord-est".

Randi fotografa la genesi del nubifragio: "Un sistema temporalesco più intenso, di tipo multicellulare lineare (QLCS), si è mosso al primo mattino da nord-ovest a sud-est, seguendo il profilo delle correnti in media troposfera, dall’imolese al forlivese passando per il faentino, prima di esaurirsi nelle ore successive. L’attività temporalesca è stata più rilevante nella fascia pianeggiante e pedecollinare parallelamente alla catena appenninica, laddove sono stati più intensi i moti verticali indotti, in parte, anche dall’orografia. Al sistema temporalesco si sono associate piogge localmente anche abbondanti, qualche locale caduta di grandine di piccole dimensioni, e raffiche di vento, anche se non particolarmente intense".

Gli accumuli di pioggia sono risultati assai diversificati in base alle aree interessate, anche a breve distanza tra loro, con apporti maggiori e localizzati in seno alle celle più intense che costituivano il sistema. "Nel faentino sono stati registrati valori compresi tra 25 e 35 millimetri - illustra l'esperto -, mentre per quanto concerne Forlì i dati sono più disomogenei: si passa dai 13,4 millimetri della stazione Arpae e 14,2 millimetri di Forlì centro, ai 46 millimetri di Forlì Aeroporto passando per i 33,8 millimetri di Forlì Bussecchio, i 36,8 millimetri di Forlì nord-est, e i 15,8 millimetri di Forlì Villa Rovere".

Insomma valori alquanto variabili, anche in funzione dell’effettiva affidabilità dei vari sensori di precipitazione, non sempre accertata. Più scarsi i quantitativi scendendo verso la bassa pianura. Conclude la disamina Randi: "Nelle aree ove si sono avute le precipitazioni più abbondanti è caduto, in poco più di un’ora, circa il 70% della pioggia che normalmente cade in tutto il mese di settembre (valore climatologico di Forlì, 70 millimetri). Da segnalare anche l’attività elettrica caratterizzata da un’elevata percentuale di fulmini nube-terra, anche se il numero totale di scariche non è risultato particolarmente elevato, circa 140 scariche". Due di questi sono all'origine di incendi spenti dai Vigili del Fuoco.

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